Carta dei Servizi

La "Fondazione Figli Maria Antonietta Bernardi" ha adottato la Carta dei Servizi sulla base del proprio orientamento alla qualità e in relazione alle disposizioni normative in materia.

La Carta dei servizi presenta in dettaglio l’organizzazione delle strutture gestite dalla "Fondazione" e finalizzate a offrire un aiuto al minore in difficoltà.

Indice

LA FONDAZIONE FIGLI DI M.A. BERNARDI

GLI ATTI COSTITUTIVI – IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO 

La “Fondazione” fu costituita nel 1984 realizzando la volontà testamentaria della Sig.ra Maria Antonietta Bernardi ved. Zaina, nata nel 1902 a Colfosco di Susegana e residente a Conegliano fin dal matrimonio, morta nel 1984 destinando il suo patrimonio a una costituenda “Fondazione” a favore dei minori disabili e in difficoltà. 

  • Iscritta al n.122 (TV/432) del Registro Regionale delle Persone Giuridiche;
  • Riconosciuta dalla Regione Veneto con DGRV n.5187/84, aggiornato con Decreto Dirigenziale n. 178 /1997.
  • Iscritta al Registro delle ONLUS al n.150; iscrizione confermata in data 12 novembre 2003. 

La “Fondazione” ha sede in Conegliano - Via L. Einaudi n. 162 - tel. 0438/455200 - fax 0438/455228, e-mail: info@fondazionebernardi.it.

La stessa aderisce all’UNEBA (Unione Nazionale Enti di Beneficenza e Assistenza) nazionale e regionale di cui applica il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

L’Ente “Fondazione” fa parte della rete dei servizi attivi nel territorio dell’Azienda Sanitaria di competenza per l’area minori. 

L’ORGANO DI GESTIONE 

Il Consiglio di Amministrazione composto da n. 7 membri di cui:
5 Consiglieri nominati da:

  • Vescovo Diocesano (in numero di due);
  • Direttore Didattico avente competenza sul territorio di Colfosco di Susegana (1 insegnante o ex);
  • Presidente dell’Ordine dei Medici (1 medico);
  • Presidente dell’Associazione “La Nostra Famiglia” di Conegliano;
  • 2 vengono cooptati dallo stesso Consiglio. 

Il CdA ha validità quinquennale (è in scadenza a febbraio 2028) e i consiglieri possono essere rieletti. Il Presidente e i Consiglieri prestano la loro opera gratuitamente; non è previsto alcun compenso o gettone.

Per l’attività esecutiva il CDA si avvale di una Direzione così composta:

  • Segretario generale;
  • collaboratrice addetta segreteria ospiti e personale;
  • collaboratrice addetta settore economato;
  • servizio manutenzione. 

LA MISSION

La Fondazione, ente di ispirazione cristiana, persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale.  Ha lo scopo di promuovere e sostenere iniziative di assistenza, tutela, educazione e cura a favore di minori che versano in situazioni di disagio personale e familiare e sociale e di minori che presentano problemi psicopatologici, senza distinzione di razza o di religione, anche mediante convenzione con altri Enti. L’approccio educativo è ispirato ad uno stile di vita familiare dove la componente affettiva è molto presente.  

I SETTORI D’INTERVENTO DELLA FONDAZIONE

La “Fondazione” fa parte della rete dei servizi attivi nel territorio dell’Azienda Sanitaria che si occupano di minori in situazione di disagio.

In questo contesto, gestisce una serie di servizi residenziali, semiresidenziali e domiciliari per minori che erogano interventi di natura educativa.

In particolare, l’offerta di servizi attualmente prevede

  • 2 Comunità educative residenziali
  • 1 Comunità educativa diurna
  • 1 Comunità educativo riabilitativa (CER)
  • Interventi educativi domiciliari
  • 1 unità di transito per giovani adulti, che terminato il percorso comunitario, abbisognano di uno spazio in cui sperimentarsi all’interno di un progetto finalizzato alla piena autonomia personale
  • Servizio di Spazio neutro. Lo spazio attrezzato per l’attività di Spazio Neutro può essere utilizzato gratuitamente dai Servizi Sociali dei 28 Comuni afferenti al Distretto socio-sanitario 2 dell’Azienda Sanitaria Ulss 2

L’attivazione della CER è stata preceduta da un lungo percorso di formazione teorica prima e quindi sul campo, anche attraverso scambi e contatti con altre Comunità educativo riabilitative.

L’apertura della nuova unità di offerta si inserisce in un percorso che la Fondazione ha iniziato da tempo a partire dall’osservazione della casistica per la quale i servizi sociali e socio-sanitari richiedono i diversi tipi di intervento.  


Nel corso degli ultimi anni si è assistito infatti ad una evoluzione delle caratteristiche dei minori per i quali viene proposto l’inserimento nelle diverse tipologie di comunità, e in particolare,  si è osservato un aumento della complessità del loro funzionamento psichico, che presenta in modo sempre più evidente aspetti psicopatologici, più o meno strutturati, e  un parallelo aumento della complessità delle dinamiche e delle difficoltà dei genitori nel rapporto e nella gestione della relazione educativa con i figli. Con sempre maggiore frequenza, viene infatti proposto dai Servizi Sociali e socio-sanitari l’inserimento di minori che presentano quadri francamente psicopatologici, spesso in trattamento farmacologico. 


Ciò ha condotto fin dal 2010 alla proposta all’Az. Ulss 7 (ora Ulss 2) da parte della Fondazione, al fine di rispondere ai bisogni rilevati, di inserire nel Piano di Zona l’attivazione di due nuove Unità di offerta, una Comunità Educativa Riabilitativa Residenziale (CER) e una Comunità Educativa Diurna che accoglie anche minori/adolescenti con problemi psicopatologici.  In tal modo, la Fondazione si proponeva di arricchire il proprio modello di intervento, aggiungendo all’intervento di tipo educativo finora svolto la dimensione terapeutico-riabilitativa, articolata nella forma residenziale e diurna, riducendo nel contempo a due le comunità educative residenziali. 

Unità di Offerta attive a luglio 2023* 



*Per la Comunità Educativa diurna che accoglie anche minori/adolescenti con problemi psicopatologici è in corso il processo di inserimento nei piani di zona. La Fondazione dispone già degli spazi idonei.

La presenza di diverse strutture con differenti tipologie di intervento potrà rendere possibile una graduazione e una flessibilità nell’individuazione degli interventi ritenuti più appropriati al livello di gravità e di compromissione del funzionamento del minore

In questa prospettiva, la struttura riabilitativa residenziale attivata a luglio 2023 e quella semiresidenziale prevista sono pensate non come soluzioni alternative, ma come due realtà che possono, in molti casi, lavorare in continuità, favorendo la realizzazione di percorsi riabilitativi flessibili e appropriati alle mutevoli esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie.

ALTRI AMBITI DI ATTIVITÀ

Accanto all’attività principale di gestione dei servizi educativi e riabilitativi la Fondazione svolge inoltre attività di supporto e sostegno alla genitorialità.

Tali servizi si esplicano:

  • Con interventi educativi domiciliari;
  • Con colloqui con i familiari dei nostri ospiti;
  • Con eventi formativi sul territorio;
  • Con incontri formativi all’interno delle scuole;
  • Con la partecipazione a progetti in collaborazione con il territorio.

Formazione e informazione

Per il perseguimento delle finalità statutarie la Fondazione inoltre realizza e promuove iniziative ed attività informative e formative, in particolare corsi di aggiornamento per il proprio personale e per quello degli operatori che nei vari ambiti  si occupano dei problemi del minore in difficoltà.

Le attività di informazione e formazione si avvalgono del “Centro Studi Mons. Franco Costa – Osservatorio sul disagio minorile” attraverso la quale l’Ente Fondazione promuove iniziative volte alla diffusione di una cultura sociale di promozione dei diritti dei minori e alla conseguente prevenzione del disagio minorile.

La Fondazione, adempiendo alla volontà della benefattrice, signora Bernardi, è attenta anche ai problemi dei minori con disabilità e sostiene con continuità, tramite apposita convenzione e sostegno economico, i progetti promossi dall’Associazione “La Nostra Famiglia” di Conegliano (Treviso).

L’ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO E IL GRUPPO “AMICI DELLA FONDAZIONE”

La Fondazione considera il volontario una risorsa che crea valore aggiunto nella realizzazione di alcune attività e di alcuni progetti. L’attività di volontariato rappresenta una dimensione che si affianca a quelle in cui già si articola l’attività e l’organizzazione della Fondazione, dimensione che possiede un proprio profilo e che deve essere coinvolta e far parte a pieno titolo dell’articolazione organizzativa della Fondazione.

Fin dalla sua istituzione la Fondazione ha attivato rapporti di collaborazione con il volontariato, ritenendo che la presenza di persone motivate e dotate di competenze diverse potesse contribuire alla realizzazione dei progetti riguardanti i minori ospitati, offrendo stimoli e possibilità di relazioni positive e ricche. A conferma di ciò, l’attività di volontariato è stata inserita nello Statuto della Fondazione ed è stato costituito fin dall’anno 1995 il Gruppo Amici della Fondazione, ci cui fanno parte i volontari...

Il gruppo accoglie persone volontarie destinate ai vari ambiti di attività. Per essere inseriti nel gruppo è necessario compilare l’apposito modulo nel quale il volontario esprime la propria disponibilità e manifesta le proprie attitudini. Viene effettuato un colloquio conoscitivo e individuata l’area in cui svolgere l’attività. Per ogni volontario ammesso al servizio viene aperta posizione assicurativa. Viene inoltre organizzata una apposita formazione.

L’attività di volontariato e l’impegno che essa comporta per il volontario è inserita a pieno titolo all’interno della organizzazione della Fondazione, che considera il volontario una risorsa importante che si affianca a quelle di natura professionale nel perseguimento delle sue finalità istituzionali.

In questo modo, il volontario può sviluppare un senso di appartenenza alla Fondazione e alle attività che essa svolge e può individuare e costruire un proprio ruolo attraverso il coinvolgimento attivo nei percorsi di aiuto e sostegno ai minori ospiti delle Comunità.

Una volta costituito il gruppo dei volontari, la Fondazione favorisce la costruzione e il rafforzamento delle relazioni tra i suoi membri attraverso incontri con frequenza bimensile regolare con la presenza di un facilitatore in cui i volontari si confrontino sulle loro esperienze.  Gli incontri del gruppo possono essere lo spazio in cui i volontari portano eventuali difficoltà e ansie e ricevono suggerimenti e indicazioni dagli altri membri del gruppo che sviluppa dunque una sua identità e una funzione di sostegno reciproco in presenza di situazioni problematiche.

Per la gestione dell’attività di volontariato la Fondazione individua al suo interno:

  • un referente del CDA;
  • un referente degli educatori per le attività di volontariato per tutta la Fondazione e un referente all’interno delle diverse comunità.

La Fondazione garantisce

  1. La copertura assicurativa
  2. Eventuali crediti
  3. Il rimborso chilometrico
  4. Formazione continua

LA CARTA DEI SERVIZI

La “Fondazione Figli Maria Antonietta Bernardi” – Onlus ha adottato la Carta dei Servizi sulla base del proprio orientamento alla qualità e in relazione alle disposizioni normative in materia (attualmente Legge n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”: art. 11 autorizzazione e accreditamento, art. 13 carta dei servizi sociali, e Legge Regionale del Veneto n. 22 del 16 agosto 2002).

La Carta dei servizi presenta in dettaglio l’organizzazione delle strutture gestite dalla “Fondazione” e finalizzate a offrire un aiuto al minore in difficoltà e alla sua famiglia.

LA FINALITÀ DELLA CARTA DEI SERVIZI

La legge - quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (L.8 Novembre 2000, n. 328) all’art. 13 prevede che “al fine di tutelare le posizioni soggettive degli utenti …ciascun ente erogatore di servizi adotta una carta dei servizi sociali ed è tenuto a darne adeguata pubblicità agli utenti. Nella carta dei servizi sociali sono definiti i criteri per l’accesso ai servizi, le modalità del relativo funzionamento, le condizioni per facilitarne le valutazioni da parte degli utenti e dei soggetti che rappresentano i loro diritti, nonché le procedure per assicurare la tutela degli utenti…L’adozione della carta dei servizi sociali da parte degli erogatori delle prestazioni e dei servizi sociali costituisce requisito necessario ai fini dell’accreditamento.”

La Carta dei servizi della Fondazione Bernardi coerentemente con gli indirizzi forniti dalla normativa, è finalizzata alla costruzione di una relazione trasparente e dinamica tra ente erogatore del servizio e utente, fornendo a quest’ultimo informazioni precise e puntuali in merito ai servizi offerti e una chiara visione dei propri diritti,  consentendogli  di contribuire ad un miglioramento continuo del servizio.

A  tal fine, la Carta

  • presenta l’organizzazione e le modalità di funzionamento della Fondazione
  • definisce il “patto” che si stabilisce tra i diversi soggetti coinvolti (operatori, utenti, famiglie e servizi pubblici) in relazione ai principi generali, alle modalità di erogazione del servizio, agli standard di qualità garantiti, alle forme di tutela dell’utente e della sua famiglia.
  • Si configura come strumento di scambio, di riflessione, di riprogettazione e miglioramento del servizio.

RIFERIMENTI NORMATIVI

La Carta del Servizio è redatta in coerenza a quanto contenuto nei seguenti riferimenti normativi,

  1. Legge n.176 del 27-05-1991 ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo
  2. Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 gennaio 1994, che istituisce per la prima volta in Italia la Carta dei Servizi.
  3. Legge 273/95, che prevede la pubblicazione di schemi generali di riferimento per le Carte dei Servizi.
  4. D. P. C. M. del 19 maggio 1995 “Schema generale di riferimento della Carta dei Servizi pubblici sanitari”.
  5. Legge 328/00, che prevede l’adozione della Carta dei Servizi come requisito necessario ai fini dell’accreditamento e dà un particolare impulso alla sua diffusione.
  6. Legge Regionale 22/02 che fissa le norme generali in tema di autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali.
  7. Progetto obiettivo nazionale e Progetto obiettivo regionale “Tutela Salute Mentale” (DGR 22.12.2000 n. 4080).
  8. Carta Europea dei Diritti del Malato (Bruxelles 15 novembre 2002).
  9. Deliberazioni Giunta Regionale Veneto n. 2473/2004 e 2501/2004, che contengono gli standard per l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento delle strutture residenziali e semiresidenziali e attribuiscono alla Carta dei Servizi valenza autorizzativa definendone, mediante specifico requisito, i contenuti essenziali.
  10. DGRV n. 1616 del 17 giugno 2008 Approvazione dei requisiti e degli standard per le unità di offerta nell'ambito della salute mentale (L.R. 16 agosto 2002, n. 22 "Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio sanitarie e sociali").
  11. Standard per l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento istituzionale delle strutture socio sanitarie e sociale. DGR n. 242 del 22-02-2012. Allegato A.

PRINCIPI  CHE ORIENTANO L’ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE

Eguaglianza: Tutti i servizi erogati presso la Fondazione si ispirano al principio di uguaglianza dei diritti delle persone – utenti, evitando qualsiasi forma di discriminazione nell'erogazione dei servizi, anche se la progettualità si concretizza in relazione alle competenze, ai bisogni e alle esigenze di ciascuno.

Imparzialità e continuità: la Fondazione svolge la propria attività secondo criteri di obiettività, giustizia, imparzialità, garantendo la continuità dell’intervento, compatibilmente con le risorse e i vincoli di personale, strumentali e finanziari.

Diritto di scelta: ogni utente (minore, famiglia, tutore) dispone delle informazioni necessarie per comprendere la tipologia della struttura e dei servizi da essa erogati e, pertanto, è messo nelle condizioni di poter esercitare concretamente, compatibilmente con la situazione giuridica, il diritto di scegliere liberamente se aderire al programma proposto. La Fondazione si impegna a garantire all’utenza il diritto di scegliere autonomamente l’interruzione del proprio percorso terapeutico ed eventualmente soluzioni alternative ad esso.

Partecipazione: l’attenzione per l’utente è garantita nel pieno rispetto della sua dignità, qualunque siano le sue condizioni fisiche e mentali, culturali, sociali, ed economiche.

La Fondazione si impegna a condividere con l’utente i percorsi educativi e riabilitativi, con chiarezza e trasparenza, in quanto il minore e la sua famiglia sono considerati attori del percorso riabilitativo, con i quali stabilire una alleanza nell’individuazione degli obiettivi, strumenti di lavoro e analisi e valutazione dei percorsi riabilitativi. Pertanto, viene garantita la loro partecipazione ed il loro coinvolgimento nella vita della comunità, compatibilmente con la situazione di salute e con la fase terapeutica in corso.

La Fondazione s’impegna a raccogliere suggerimenti, reclami, istanze e osservazioni sulla qualità dei servizi erogati, attivando le procedure di informazione e partecipazione più idonee al fine di migliorare la qualità dei servizi.

Efficienza e efficacia: l’erogazione dei servizi viene effettuata secondo modalità idonee al raggiungimento degli obiettivi di efficienza ed efficacia. La Fondazione si impegna a garantire un costante aggiornamento del personale, in termini di crescita professionale, al fine di offrire servizi sempre più rispondenti alle esigenze specifiche dell’utente, migliorando al contempo la qualità dell’intervento.

Le risorse umane e materiali disponibili vengono valorizzate per produrre i massimi risultati in termini di benessere degli utenti e delle loro famiglie.

Democrazia: lo stile dei rapporti tra gli operatori, il personale, la Direzione e gli organi gestionali, e tra loro e gli utenti favorisce:

  • una organizzazione caratterizzata dalla condivisione delle informazioni e dalla trasparenza;
  • la partecipazione responsabile, nel rispetto dei rispettivi ruoli, ai processi relativi alla l’organizzazione della vita comunitaria e ai percorsi educativi e riabilitativi

LE SEDI D’INTERVENTO

CASA RENATO SARTOR

al civico n.15 di Via Santa Caterina da Siena nel quartiere di Campolongo di Conegliano, accoglie bambini e bambine preadolescenti fino ai 12 anni d’età e adolescenti femmine fino alla maggiore età. Posti autorizzati 8. Autorizzazione all'esercizio e accreditamento istituzionale sono regolarmente conseguiti.

CASA MARIA PIA DAL CANTON

sita sempre in Conegliano (TV), ma in Via Asolo 65 a circa un chilometro dalla sede principale, è predisposta per l’accoglienza di ragazze preadolescenti e adolescenti fino ai 18 anni di età con possibilità di proseguimento amministrativo fino ai 21 anni. Posti autorizzati 8. Autorizzazione all'esercizio e accreditamento istituzionale sono regolarmente conseguiti.

E’ una civile abitazione di CIRCA mq. 300 con relativo scoperto molto ben inserita nel quartiere residenziale.

COMUNITA’ DIURNA – CASA GIOBATTA GRIGOLIN

al civico 15di Via Santa Caterina da Siena nel quartiere di Campolongo di Conegliano accoglie maschi e femmine, dai 6 ai 18 anni residenti nel territorio.
Posti autorizzati 8. Autorizzazione all'esercizio e accreditamento istituzionale sono regolarmente conseguiti.
Consiste in una porzione di casa di mq. 167 contigua alla comunità educativa residenziale Casa Renato Sartor sempre gestita dalla Fondazione.
La comunità è posta al piano terra. Tutte le stanze guardano sul giardino e sul verde tramite ampie porte vetrate.
La posizione logistica della comunità, posizionata al centro del quartiere, è tale da consentire anche spostamenti autonomi dei ragazzi verso le varie attività del quartiere o della città.
A disposizione della comunità, nello stesso contesto abitativo, ci sono ampi spazi verdi, oltre a confinare con un parco pubblico comunale. Sono previsti spazi per sale riunioni e i laboratori che ospitano attività ricreativo/occupazionali.

COMUNITÀ EDUCATIVA RIABILITATIVA “CASA MARIO”

E’ attiva al civico 162 di Via Einaudi a Conegliano, ospita preadolescenti e adolescenti dai 11 fino alla maggiore età.

Posti autorizzati 10. Autorizzazione all'esercizio e accreditamento istituzionale sono regolarmente conseguiti.

SERVIZIO DI SPAZIO NEUTRO

Collocato al primo piano dell’edificio di via Einaudi 162 e supportato dagli uffici amministrativi è un servizio nato come esigenza sociale del territorio a sostegno della famiglia. È teso a garantire il diritto di visita e di relazione al bambino/ragazzo e ai suoi genitori in situazione di conflittualità familiare.

I locali dedicati al Servizio possono essere utilizzati gratuitamente dai Servizi Sociali dei 28 Comuni della Conferenza dei Sindaci afferente all’Azienda Sanitaria Ulss2 Distretto di Pieve di Soligo.

UNITA’ DI TRANSITO

È un appartamento di circa 90 mq. Situato nelle vicinanze delle comunità al civico 44 di Via Padova nel quartiere di Parè a Conegliano. L’Unità di Transito, con i suoi tre posti letto, consente di ospitare giovani maggiorenni ambosessi (preferibilmente provenienti da un percorso all’interno delle Comunità della Fondazione) che, con l’avallo dei rispettivi servizi (prosecuzione amministrativa),si sperimentano in un progetto finalizzato alla piena autonomia personale (completamento percorso di studi, avvio al lavoro, gestione domestica di un’abitazione e delle risorse economiche, gestione del tempo libero). La normativa prevede che tale esperienza si debba concludere al raggiungimento dei 21 anni di età.

CENTRO STUDI Mons. Franco Costa - Osservatorio sul disagio minorile.

Centro Studi Mons Franco Costa

Collocato nello stabile di Via Einaudi 162 è dotato delle capacità logistiche per la realizzazione di programmi formativi.

Le dotazioni sono le seguenti:

  • servizio di segreteria
  • sala per conferenze (n. 90 posti a sedere con tavoletta, impianto di amplificazione e registrazione, schermo, pc e proiettore con collegamento internet);
  • possibilità di lavoro di gruppo (4 gruppi);
  • reception e luoghi per gli intervalli;
  • servizio di catering;
  • servizi e guardaroba.

Le attività del Centro Studi vengono promosse da un apposito Comitato Direttivo e Scientifico che ne cura la programmazione e l’organizzazione.

Il Comitato Direttivo e Scientifico ha una composizione che può variare ma, che prevede la partecipazione:

  • del Presidente della Fondazione, che lo presiede;
  • della Vice-Presidente della Fondazione esperta di didattica;
  • di una Psicologa – Psicoterapeuta – Psicopedagogista;
  • di altri 2 membri.

Anche i membri del Comitato Direttivo e Scientifico del “Centro Studi” prestano la loro opera gratuitamente.

Per lo svolgimento delle attività il Centro si avvale di docenti altamente qualificati sia sul piano accademico, sia sul piano professionale, per mantenere i propri interventi a un livello qualitativamente elevato.

Le iniziative del “Centro Studi”, soprattutto le attività   di divulgazione e sensibilizzazione, sono perlopiù gratuite in quanto si ritiene particolarmente importante sensibilizzare alle attività di approfondimento e informazione il maggior numero di persone possibile.

MODALITA’ DI FUNZIONAMENTO DELLE COMUNITA’ EDUCATIVE

CRITERI DI INCLUSIONE PER L’INSERIMENTO.

La L. 84 prevede che la comunità educativa “E’ un servizio educativo-assistenziale con il compito di accogliere temporaneamente il minore qualora il nucleo familiare sia impossibilitato o incapace di assolvere al proprio compito”. La presenza di impossibilità/incompetenza del nucleo familiare di assolvere ai propri compiti costituisce dunque la principale motivazione e il criterio di inclusione essenziale per l’inserimento in una comunità educativa.

La decisione relativa alla opportunità di inserire un minore in una Comunità educativa è tuttavia il prodotto di un complesso processo che tiene conto, oltre che della situazione della famiglia e della sua capacità e possibilità di occuparsi in modo appropriato dal punto di vista relazionale ed educativo dei figli, anche delle caratteristiche del funzionamento psichico del minore.

Lo stretto legame  che esiste tra le modalità di accudimento da parte dei genitori e lo sviluppo psicologico del bambino è stato ampiamente  evidenziato dalle osservazioni e dagli studi effettuati sulla relazione  genitore-bambino nei primi anni di vita;  è noto come la presenza di situazioni di trascuratezza, deprivazione e a maggior ragione  di maltrattamento e abuso siano all’origine di distorsioni della crescita psicologica del bambino, delle sue modalità di attaccamento  e dello sviluppo di  modalità psicopatologiche di interazione con se stesso e con gli altri.

Non sembra dunque corretto considerare a priori la presenza di un disfunzionamento psichico ed eventualmente anche di una diagnosi di psicopatologia di per sé come un criterio di esclusione per l’inserimento in una comunità educativa. Per procedere alla decisione relativa alla possibilità di inserire un minore che presenta disturbi sul piano del funzionamento psicologico appare opportuno procedere alla valutazione anche di altri aspetti. In particolare, appaiono discriminanti

  • il livello di gravità del disturbo
  • il profilo di funzionamento del minore,
  • le modalità espressive della psicopatologia; particolare attenzione va data alle manifestazioni comportamentali e di gestione dell’aggressività, sia etero che auto diretta

L’approfondimento di questi aspetti può permettere di comprendere la natura dei bisogni che il minore presenta, se prevalentemente di tipo educativo oppure riabilitativo e dunque di decidere se la risposta assistenziale più appropriata sia rappresentata dalla comunità educativa oppure da una comunità riabilitativa.

Un ulteriore aspetto che viene preso in considerazione nel processo di valutazione sull’inserimento è la compatibilità delle modalità di funzionamento del minore con il gruppo degli ospiti presenti e alla conseguente possibilità della sua gestione nel contesto della comunità educativa.

CRITERI DI ESCLUSIONE PER L’INSERIMENTO IN COMUNITÀ EDUCATIVA.

Oltre alle situazioni di minori che presentano un disfunzionamento psicologico, particolare attenzione va posta alle situazioni in cui alle difficoltà della famiglia di occuparsi in modo adeguato dello sviluppo fisico e psichico del minore si associano altre categorie di disturbi.

In particolare, rappresenta un criterio di esclusione per l’inserimento in una Comunità educativa la presenza di

  • Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)
  • Le Dipendenze da sostanze psicoattive
  • Le Disabilità neuropsichiche medio-gravi (ad es. disturbi dello spettro autistico - disabilità cognitive di grado medio-grave), sindromi o disturbi psichici gravi di natura organica

FASI DEL PROGETTO EDUCATIVO NELLE COMUNITA’ EDUCATIVE

ACCOGLIENZA, OSSERVAZIONE, ELABORAZIONE DEL PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO, VERIFICA IN ITINERE, DIMISSIONE.

Il progetto di accoglienza di un minore ha una durata legata alle esigenze e alla situazione del minore e della sua famiglia. Nel caso delle accoglienze in forma diurna il progetto segue l’anno scolastico e alla fine vengono effettuate le verifiche per la progettualità futura.

ACCOGLIENZA:

L’ accoglienza di un/a minore presso le Comunità della Fondazione avviene, di norma, secondo le seguenti procedure:

  • segnalazione, telefonica o scritta, da parte del Servizio Sociale di riferimento;
  • prima definizione della situazione che investe il minore da parte del servizio sociale all’ Ufficio Amministrativo (generalmente al Segretario) che procederà all’invio della scheda raccolta informazioni (scheda di accoglienza). In questo momento si danno alcune informazioni sulle possibilità di accoglienza vista la disponibilità di posti;
  • invio scheda di accoglienza compilata da parte del Servizio.
  • verifica interna della esistenza del posto fisico e prima analisi della situazione fra amministrazione, educatore responsabile della comunità e referente del Cda per gli inserimenti e definizione delle possibilità di presentazione del caso;
  • contatto con il Servizio Sociale entro 15 giorni per risposta e eventuale organizzazione di incontro di presentazione del caso al Responsabile della Comunità e al Referente per gli inserimenti. Durante l’incontro verrà presentata la situazione del minore e della sua famiglia., al fine di verificare la compatibilità con i criteri di inserimento della Fondazione e con le caratteristiche del gruppo degli ospiti già presenti.
  • in caso di verifica positiva della possibilità di accoglimento, si definiscono tempi e modalità dell’accoglienza e si fornisce al Servizio Sociale l’elenco dei documenti da predisporre e l’invio del Regolamento per gli ingressi,
  • se i tempi e la situazione lo permettono si procede ad avviare la conoscenza reciproca e graduale del minore e della sua famiglia alla comunità (l’accoglienza si concretizza, generalmente, entro una settimana dalla reciproca conoscenza). Ove prevista, vi è la partecipazione alle UVMD (unità valutativa multidisciplinare) da parte del personale delle Comunità. In questa sede e prima dell’inserimento in Comunità, viene acquisito il Progetto Quadro relativamente alle indicazioni di carattere generale inerenti il minore (ipotesi di durata del progetto di accoglienza, tipologia di affidamento al Servizio Sociale, eventuali decisioni di assegnare un sostegno individuale scolastico ed extrascolastico con ripercussioni sulla retta, rapporti con i familiari, percorso scolastico, informazioni di carattere sanitario);
  • Informazione al restante gruppo di minori del nuovo ingresso. Preparazione dell’accoglienza. Del nuovo ingresso vengono informate anche le altre Comunità gestite dalla Fondazione;
  • accoglienza del/la minore e acquisizione della documentazione necessaria al perseguimento del progetto educativo.
  • Al momento dell’accoglienza viene acceso presso l’amministrazione un apposito fascicolo nominativo, contenente tutta la documentazione e corrispondenza relativa al minore, mentre presso la comunità viene aperto apposito fascicolo nominativo contenente i documenti e i dati relativi alla quotidianità.
  • Tutti i dati personali, sensibili e giudiziari raccolti e trattati in fase di acquisizione e proseguimento del rapporto di accoglienza del minore sono trattati con riservatezza e custoditi in luoghi ad accesso limitato.
  • L’ingresso viene trascritto su apposito registro che riepilogherà anche i movimenti successivi del minore che comportano pernottamento fuori della comunità.
  • Del nuovo ingresso viene data notizia ufficiale agli enti e alle autorità interessate e competenti.

FASE DI OSSERVAZIONE:

La procedura di inserimento prevede l’effettuazione di una fase di osservazione finalizzata a permettere la conoscenza reciproca tra il minore, gli altri ospiti e gli educatori e di monitorare lo sviluppo della relazione e l’adattamento del minore alla vita comunitaria e alle sue regole.

  • Può avere durata diversa a seconda delle caratteristiche della situazione del minore ma tipicamente dai due ai tre mesi (4 settimane per la CER).
  • Viene concordata con il Servizio Sociale.
  • In questa fase si raccomanda la frequenza del contatto telefonico con il Servizio Sociale.
  • Il Servizio Sociale viene tenuto costantemente aggiornato nella fase di adattamento del minore alla vita comunitaria;
  • alla fine della fase di osservazione, in possesso degli ulteriori indicatori ricavati durante l’osservazione (caratteristiche personali e modalità comportamentali, profilo personale del minore, e con gli elementi acquisiti da:
    • Situazione pregressa del/la minore rilevata dalle relazioni di presentazione e dal/i decreti del Tribunale per i Minorenni;
    • relazione psicologica esistente o ritenuta necessaria;
    • altri dati rilevati dalla documentazione presentata (anche di tipo sanitario)
    • si procede alla stesura della scheda di osservazione del minore e del progetto educativo individuale (antro i primi tre mesi).

PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALE: ELABORAZIONE, REDAZIONE, AGGIORNAMENTO, VERIFICHE:

  • Viene redatto dal Responsabile della comunità e condiviso con il Servizio Sociale referente, raccolto il   contributo di tutta l’equipe educativa e del supervisore, sulla base delle caratteristiche personali del soggetto;
  • In ogni caso il minore viene coinvolto nella redazione del suo progetto educativo, utilizzando linguaggi e informazioni chiare e semplici.
  • Ove possibile, viene condiviso con la famiglia o con il tutore
  • Il progetto viene costantemente aggiornato ed adeguato alle esigenze del/la minore;
  • La comunità aggiorna anche ufficialmente il Servizio sociale sull’ andamento del progetto educativo, oltre che durante gli appositi incontri periodici, anche attraverso relazioni, di norma con cadenza semestrale o su richiesta del Servizio stesso.
  • Alle verifiche sul progetto educativo individuale concorrono i seguenti soggetti: équipe della comunità e supervisore, psicologo o neuropsichiatra se il/la minore è seguito/a dal punto di vista sanitario, servizio sociale, famiglia e minore stesso, scuola e/o ambiente di lavoro, altri ambienti sociali frequentati dal/la minore.

DIMISSIONE:

La dimissione avviene:

  1. su disposizione del Servizio Sociale,
    1. a conclusione del progetto educativo condiviso in precedenza con gli invianti, la famiglia ed il minore a seguito di una valutazione condivisa del raggiungimento degli obiettivi;
    2. per raggiungimento della maggiore età;
    3. al superamento delle problematiche che hanno condotto all’inserimento in comunità;
    4. a fronte di attivazione di altre soluzioni previste dal progetto educativo (es. affidamento o adozione);
  2. su disposizione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione sentita l’equipe educativa ed il supervisore,
    1. Per gravi e ripetute mancanze rispetto al regolamento della comunità da parte del minore e della famiglia, ad esempio nel caso di grave violenza verbale o fisica o fuga reiterata dalla struttura
    2. Nel caso in cui il dispositivo educativo non risulti più adeguato ai bisogni del minore.
  3. Tempi e modalità della dimissione, una volta individuati di massima, vengono definitivamente stabiliti nel corso di un apposito incontro fra le parti.
    Di norma, il minore viene gradualmente preparato alla dimissione e accompagnato verso il dopo Comunità, per un periodo variabile fra 3 e 6 mesi
    Le dimissioni costituiscono infatti una fase specifica e integrante del progetto educativo e un momento di verifica dei risultati raggiunti nel percorso comunitario.
    La dimissione non rappresenta dunque solo il momento in cui termina il percorso, ma costituisce un processo condiviso con i diversi attori del progetto educativo (utente, famiglia, servizio inviante) al fine di organizzare con i tempi appropriati interventi e passaggi graduali che tengano conto della situazione dell'ospite e verifichino il grado di stabilità dei risultati raggiunti e delle capacità di autonomia relazionale e sociale dell’adolescente.
    Analogamente alla fase di ingresso, è prevista dunque una gradualità che garantisca il consolidamento dei risultati ottenuti e una sufficiente elaborazione dei processi di separazione.
    A questo fine, prima della dimissione vera e propria, sono previsti incontri con la famiglia ed il servizio di riferimento per valutare il percorso del minore successivo al termine del progetto comunitario.
    In particolare, nella fase di dimissione va valutata la opportunità di graduare il percorso di separazione e autonomizzazione dell’utente che può prevedere anche una fase di inserimento in una struttura a minore intensità assistenziale, quale la Comunità educativa diurna. La Fondazione  si avvale, inoltre, della risorsa rappresentata dall’Unità di transito, alla quale l'ospite può accedere (in accordo con il Servizio Sociale di riferimento) quando ha maturato una sufficiente funzionalità nel campo dell'autonomia e delle capacità relazionali.
  4. Il Servizio sociale formalizzerà quindi con una nota ufficiale la dimissione. Sarà poi redatta una relazione finale, che verrà indirizzata al Servizio di riferimento, in cui saranno specificati gli obiettivi raggiunti e quelli in fase di perfezionamento.
  5. Con apposito elenco verranno consegnati tutti i documenti e gli effetti personali del minore. L’elenco sarà sottoscritto dall’adulto di riferimento per questa occasione. Della dimissione viene data notizia ufficiale agli enti e alle autorità interessate e competenti
  6. A breve distanza dalla dimissione, l’équipe effettua una autovalutazione del percorso effettuato con l’ospite e, in seguito, ogni anno per 5 anni viene fatto uno studio di follow up attraverso un contatto con il servizio pubblico per verificare come procede il reinserimento del minore nel contesto sociale.

CASA RENATO SARTOR

Progetto generale di comunità

Casa Renato Sartor ospita normalmente utenti di ambo i sessi: tipicamente maschi e femmine sino ai 14 anni e femmine fino ai 18 anni di età (sino ai 21 su richiesta si prosecuzione amministrativa dei servizi). Le esigenze progettuali dei minori accolti possono portare alla variazione dell’età per i maschi.
La comunità è organizzata per rispondere ai bisogni che minori di età e genere diversi esprimono.
Nella comunità, gli ospiti conducono una vita il più possibile simile a quella di una normale famiglia, con il tempo cadenzato dalle varie attività quotidiane (scuola, compiti, pranzi, pulizia e riordino delle camere, attività sportive, gioco) nella tranquilla sicurezza di un ambiente protetto, ma rivolto e aperto all’esterno.
L’équipe educativa predispone le condizioni perché ogni minore, secondo le sue capacità di comprensione, e avendo sempre a cuore il suo equilibrio psico-emotivo, possa comprendere le finalità del suo percorso in comunità. Per facilitare ciò organizza con la collaborazione del Servizio Sociale referente incontri di conoscenza durante i quali il minore, ma anche la sua famiglia, può prendere visione dell’ambiente, conoscere gli operatori e gli altri ragazzi e fare ogni domanda che ritiene opportuna sui ritmi e le modalità che regolano la vita in comunità. I minori potranno chiedere ed ottenere informazioni su argomenti ricorrenti quali: le attività che vi vengono svolte, i rientri e i contatti con la famiglia, l’utilizzo del cellulare, la connessione a internet, l’utilizzo dei social-network, le uscite in autonomia, l’utilizzo del denaro, la gestione delle relazioni affettive. Questi incontri rappresentano anche l’occasione per esprimere preferenze in merito a cibo, comunicare abitudini e conoscere quindi gli aspetti della vita comunitaria che richiedono spirito di adattamento. Gli educatori consapevoli del grande sforzo che viene richiesto ad ogni minore che viene allontanato, seppur temporaneamente, dal suo ambiente familiare sono sempre a sua disposizione perché venga quantomeno attenuato il dolore della separazione e l’esperienza possa rivelare aspetti positivi. Il sostegno morale e la grande affettività di cui ogni operatore è capace consentono la comunicazione reciproca ed il coinvolgimento del minore nel percorso educativo che lo riguarda.
Il gruppo osserva un proprio regolamento interno stilato nel rispetto delle norme del vivere civile. Il regolamento, proposto e condiviso dall’équipe educativa, è portato a conoscenza del servizio sociale, dei familiari e degli ospiti fin dall’inizio del rapporto di accoglienza.
Nel gruppo e con la guida degli educatori, che prendono in carico ogni minore, portatore di proprie peculiarità ed esigenze, i giovanissimi ospiti sperimentano corrette relazioni interpersonali (ruoli, condivisione, rispetto e attenzione verso l’altro, regole).
Gli stessi educatori al fine di favorire il rapporto fiduciario con il minore ed una serena convivenza dello stesso con gli altri ospiti, creano i presupposti perché siano attuabili momenti di confronto e di verifica di gruppo, strutturati periodicamente per affrontare episodi particolarmente critici. Tali momenti possono essere promossi anche dai ragazzi stessi.
Durante le attività quotidiane i minori assumono gli stimoli e le informazioni che possono contribuire a strutturare una personalità equilibrata che li qualificherà sia come individui che come cittadini. Lo scopo principale della vita in Comunità è quello di aiutare il minore nella valorizzazione del proprio essere e delle proprie attitudini, nella realizzazione delle proprie aspirazioni per una crescita serena e completa. Ciò risulta facilitato anche dagli ottimi rapporti che la Comunità intrattiene con le varie agenzie territoriali che consentono un buon inserimento nella rete sociale: scuole, parrocchia, servizi integrativi di sostegno e riabilitazione, attività sportive e di gruppo, attività culturali e ludico- ricreative (piscina – cinema) anche tramite speciali convenzioni. Il minore, che si muove con sicurezza e rispetto nell’ambiente esterno, dimostra di stare bene con sé stesso e pertanto il rapporto con gli ambiti di vita esterni alla comunità viene curato con attenzione e continuità.
In questo contesto emerge la peculiarità delle relazioni che i minori, quotidianamente, instaurano con i pari e con gli adulti che popolano i loro mondi di vita. Tra gli obiettivi che la Comunità si prefigge vi è proprio quello di stimolare e supportare tali relazioni amicali esterne alla Comunità: i ragazzi possono essere ospitati a casa dei compagni di classe e di gioco per condividere con loro alcuni momenti di svago, divertimento e studio. In queste occasioni, per far vivere ai nostri giovanissime situazioni che rappresentano la normalità tra i loro coetanei, si chiede l’autorizzazione affinché i genitori dei loro amici possano trasportarli in auto e ospitarli a casa propria anche con pernottamento.
Il rapporto con i Servizi Sociali invianti è costantemente intrattenuto sia per quanto riguarda le restituzioni inerenti alla quotidianità sia per quanto riguarda le verifiche in itinere dei progetti educativi individuali.
Le relazioni con i familiari vengono favorite e mantenute se non ci sono disposizioni contrarie. Nella stesura del Progetto Educativo di ogni minore, si seguono le indicazioni ricevute dal Servizio Sociale inviante per quanto riguarda le modalità e i tempi di incontro con la famiglia d’origine. In questo modo i ragazzi mantengono i contatti (telefonici e di rientro effettivo a casa) con le figure genitoriali/parentali che sono parte integrante della loro storia e del loro percorso evolutivo, il tutto costantemente monitorato dagli operatori della Comunità e dal Servizio Sociale affidatario che viene coinvolto almeno mensilmente nella verifica del progetto educativo e tempestivamente informato di ogni evento a carattere eccezionale che riguarda il minore assistito. Le cause che danno origine all’allontanamento sono le più varie, ma il minore deve poter avere sempre accanto a sé la propria famiglia. Ecco perché, quando possibile, i momenti di confronto e di verifica con i familiari sull’andamento del progetto diventano parte integrante di un percorso che riguarda non solo il minore, ma anche i suoi familiari. E’ fondamentale che tra famiglia e comunità esista un rapporto di totale fiducia per quanto attiene ogni aspetto della quotidianità che il/la loro figlio/figlia vive in questo contesto. Gli educatori hanno cura di tutti gli aspetti che coinvolgono i minori, ma l’organizzazione comunitaria implica necessariamente che gli educatori dedichino la medesima attenzione a tutti gli ospiti e alle loro famiglie prendendo in “immediata” considerazione le questioni urgenti. I genitori dal canto loro continueranno ad essere vigili e attenti e comunicheranno agli educatori ogni aspetto relativo ai figli che desta in loro preoccupazione, senza farlo passare attraverso i figli stessi, al fine di condividere ogni eventuale azione correttiva.
La forte integrazione delle comunità con le risorse istituzionali e non, sul territorio, rende possibile l’accesso autonomo dei minori a tutte le attività offerte con conseguente ulteriore acquisizione di consapevolezza delle proprie capacità. I ritmi della quotidianità sono di massima i seguenti, pur con la giusta dose di flessibilità anche in base alle stagioni e agli impegni di ciascuno in modo che tutti i minori possano trarne beneficio:

ore 6,30sveglia e 1^ colazione
ore 7,00prime partenze per la scuola.  Alcuni bambini vengono accompagnati dagli educatori.   I più grandi raggiungono la scuola autonomamente
ore 13,00pranzo
ore 14,00comunicazioni, confronti e programmazione quotidiana tra gli educatori in servizio
ore 14,30-19,30studio, attività culturali - ricreative - sportive
ore 19,00cena
ore 20,00-21,00attività libere fino al momento conclusivo della giornata quando i bambini più piccoli vengono accompagnati a letto

La convivenza e la situazione gruppale possono, nella normale quotidianità, far emergere conflittualità nelle relazioni tra ragazzi derivanti da: risposte aggressive anche a piccole provocazioni, qualche prevaricazione da parte dei ragazzi più grandi e/o più forti nei confronti dei più giovani e/o più deboli. Tutto ciò fa parte delle dinamiche che si possono verificare in ogni gruppo (scuola, sport, aggregazione) e deve considerarsi facente parte di un normale percorso di crescita. Gli educatori sanno dare il giusto peso a ciascun evento e, attraverso l’esempio del dialogo e del confronto, avviano riflessioni affinché si formi in ciascun soggetto una coscienza personale che lo indirizzerà verso i comportamenti più idonei da tenere in ogni situazione sociale in cui sarà coinvolto. I tempi di risposta a queste sollecitazioni educative sono diversi per ogni ragazzo.
Ogni ospite è tenuto a partecipare ad alcune attività domestiche, secondo le proprie capacità e in vista di un futuro sempre più autonomo. Tra i compiti ai quali ciascuno deve collaborare vi sono: apparecchiare e sparecchiare la tavola, caricare la lavastoviglie, riordinare la cucina e la sala da pranzo.
È inoltre stabilito che ognuno abbia una particolare attenzione per la pulizia e l’ordine delle stanze da bagno in modo che tutti possano usufruirne adeguatamente. È fondamentale in queste situazioni la presenza dell’educatore che affiancherà il minore nella mansione per monitorarne l’attività svolta e per instaurare con lo stesso un significativo rapporto educativo-relazionale.
Tutti devono sentirsi responsabili della pulizia e dell’ordine della propria camera da letto e delle proprie cose personali. Si ritiene importante, infatti, trasmettere ai bambini il senso dell’ordine, della pulizia e del bello perché è attraverso anche queste attenzioni che il bambino/ragazzo percepisce il senso di cura che lo coinvolge.
È consigliata la custodia da parte degli educatori di oggetti personali di particolare valore affettivo e materiale quando non in uso al minore in quanto la comunità e quindi l’Ente gestore non può assumere la responsabilità per perdite, sottrazioni, rotture di oggetti personali di proprietà dei ragazzi.
Non è permesso assumere alcolici e anche la somministrazione di caffè è regolamentata a seconda dell’età degli ospiti. All’interno della comunità è vietato fumare. Con le ragazze più grandi si discute della pericolosità del fumo (tabacco) e se ne scoraggia l’uso, pur tuttavia si media la gestione delle sigarette con coloro che ne fanno già un uso significativo.
Gli educatori prendono in carico i minori anche dal punto di vista sanitario con ricorso ai medici del territorio. I ragazzi a noi affidati vengono sottoposti ai controlli di routine da parte del medico di base, pediatra, dentista, oculista e dei medici specialisti qualora lo stato di salute lo richieda.  La somministrazione dei medicinali prescritti dal medico curante deve essere autorizzata dai genitori o da coloro che assumono la responsabilità genitoriale.  Gli operatori si impegnano a conservare i farmaci fuori dalla portata degli ospiti in appositi armadietti chiusi a chiave. Il Servizio Sociale e i genitori avranno cura di fornire ogni indicazione relativa alla salute dei loro ragazzi, anche tramite certificati e relazioni redatte dai medici di provenienza. L’autorizzazione iniziale che viene rilasciata per la somministrazione dei farmaci riguarda anche i farmaci da banco e di prima medicazione. Con la stessa autorizzazione vengono segnalate intolleranze alimentari e allergie.
L’utilizzo del cellulare è consentito, ma soggetto a limitazioni e controlli. Il ragazzo lo può tenere con sé se non ci sono disposizioni contrarie e lo consegna agli operatori prima di andare a letto: lo riavrà il giorno successivo per un uso personalizzato (tempi e modalità verranno decise con gli educatori). Le comunicazioni telefoniche da parte dei parenti e delle persone autorizzate a mantenere contatti possono essere comunque effettuate sul telefono fisso della comunità. Il dispositivo fisso ed il cellulare di servizio sono comunque a disposizione di ogni minore perle necessità che si presentassero. La gestione del cellulare personale, come pure quella degli altri dispositivi elettronici, pc, tablet, IPod, dotati di collegamento a internet, è subordinata al rapporto fiduciario in essere con ciascuno. Gli accessi ad internet sono comunque soggetti a controllo tramite un dispositivo di parental control.
Le modalità, volte a garantire la comunicazione famiglia/educatori (al bisogno) e famiglia/figlio (telefonate, visite in comunità e rientri), idonee a mantenere i legami affettivi e un corretto passaggio di notizie saranno concordate con gli educatori e terranno conto di quanto più sopra richiamato.
Particolare attenzione viene infatti posta nella gestione del denaro. Mensilmente viene messa a disposizione di ogni ospite una contenuta somma che può essere utilizzata per le spese personali.  I ragazzi possono ricevere piccole somme da parte di genitori/parenti, delle quali l’educatore deve essere messo al corrente.  I minori saranno aiutati nello sviluppare capacità di autocontrollo e di organizzazione della spesa.
Per le ospiti più grandi che, grazie al lavoro estivo regolamentato (borse lavoro, assunzione diretta), hanno a disposizioni maggiori entrate, viene aperto un conto corrente bancario o postale o un libretto di deposito. Queste forme di risparmio vengono gestite dalle giovanissime con la supervisione dell’équipe educativa.
Ai ragazzi preadolescenti si affidano anche semplici commissioni a favore della comunità (posta, supermercato ecc.) per abituarli ad agire in autonomia.
All’ingresso di ogni ospite è stipulata a suo beneficio un’assicurazione infortuni e un’assicurazione che possa coprire   eventuali danni causati dall’ospite a terzi. Forma parte integrante del progetto generale il protocollo dei comportamenti da assumere durante le emergenze che possono coinvolgere minori ed educatori.
L’équipe educativa è composta di norma da cinque educatori che agiscono in sinergia rispetto alle prospettive definite nel PEI. Gli educatori sono consapevoli della necessità di evitare modalità di intervento standardizzate e di cercare strategie nuove e diversificate.
La responsabilità legale sul progetto educativo è del Presidente della Fondazione Bernardi Onlus.
In comunità vengono garantiti spazi e tempi che i ragazzini possono gestire in autonomia. Ciò significa che l’educatore non è fisicamente sempre presente con i minori, come d’altronde non lo sono i genitori in famiglia.
All’interno dell’équipe viene concordata una suddivisione dei compiti, al fine di garantire una maggiore precisione e puntualità nello svolgimento delle attività: c’è infatti chi segue più da vicino le attività sportive, chi l’attività scout, chi il catechismo. Anche nell’ambito scolastico, al fine di assicurare la continuità degli interventi, ogni educatore rappresenta il punto di riferimento del singolo ragazzo. Sono fondamentali i momenti di scambio e di confronto fra gli educatori per un costante aggiornamento sull’andamento delle varie attività.
L’équipe educativa, soggetta a formazione continua, partecipa agli incontri di supervisione e alla periodica revisione dell’attività educativa.  Gli operatori sono tenuti al perseguimento della “mission” dell’Ente Gestore anche attraverso l’osservanza di un regolamento disciplinare interno.

CASA DAL CANTON

Progetto generale di comunità

La comunità, Casa Dal Canton, ospita ragazze adolescenti di età compresa di norma tra i dodici e i diciotto anni (le ragazze maggiorenni possono rimanere in comunità grazie al proseguimento amministrativo che il servizio sociale inviante propone e la ragazza può accettare). La fascia d’età indicata può subire delle variazioni in casi particolari. Le ospiti conducono una vita il più possibile simile a quella di una normale famiglia, con il tempo scandito dalle varie attività quotidiane (scuola, lavoro, pranzi, pulizie e rigoverno degli alloggi, attività sportive e ricreative) nella tranquilla sicurezza di un ambiente protetto e confortevole, ma rivolto e aperto all’esterno.
L’équipe educativa predispone le condizioni perché ogni minore, secondo le sue capacità di comprensione, e avendo sempre a cuore il suo equilibrio psico-emotivo, possa comprendere le finalità del suo percorso in comunità. Per facilitare ciò organizza, con la collaborazione del Servizio Sociale referente, incontri di conoscenza durante i quali la minore, ma anche la sua famiglia, può prendere visione dell’ambiente, conoscere gli operatori e le altre ragazze e fare ogni domanda che ritiene sui ritmi e le modalità che regolano la vita in comunità. Le minori potranno chiedere ed ottenere informazioni su argomenti ricorrenti quali: le attività che vi vengono svolte, i rientri e i contatti con la famiglia, l’utilizzo del cellulare, la connessione a internet, l’utilizzo dei social-network, le uscite in autonomia, l’utilizzo del denaro, la gestione delle relazioni affettive. Questi incontri sono anche l’occasione per esprimere preferenze in merito a cibo, comunicare abitudini, e conoscere quindi gli aspetti della vita comunitaria che richiedono spirito di adattamento. Gli educatori consapevoli del grande sforzo che viene richiesto ad ogni minore che viene allontanata, seppur temporaneamente, dal suo ambiente familiare sono sempre a sua disposizione perché venga quantomeno attenuato il dolore della separazione e l’esperienza possa rivelare aspetti positivi. Il sostegno morale e la grande affettività di cui ogni operatore è capace consentono la comunicazione reciproca ed il coinvolgimento della minore nel percorso educativo che la riguarda.
In questo contesto emerge la peculiarità delle relazioni che le minori, quotidianamente, instaurano con i pari e con gli adulti che popolano i loro mondi di vita. Tra gli obiettivi che la Comunità si prefigge vi è proprio quello di stimolare e supportare tali relazioni amicali esterne alla Comunità: le ragazze possono essere ospitate a casa delle compagne e/o compagni di classe e di gioco per condividere con loro alcuni momenti di svago, divertimento e studio.
Per le ragazze che lavorano o praticano sport vengono favorite relazioni anche con colleghi, compagne di squadra e allenatori. Anche in questo caso le minori possono essere “affidate” per il trasporto e per l’occasione ad adulti conosciuti. E’ presente anche la possibilità, per le ragazze più grandi (16/17enni), di partecipare ad eventi socializzanti (feste, cinema, pizza, sagre) con amici maggiorenni (conosciuti dagli educatori) dotati di patente e auto propria. In tutte queste occasioni, per far vivere alle nostre ragazze situazioni che rappresentano la normalità tra i loro coetanei, si chiede l’autorizzazione ai loro genitori o agli esercenti la responsabilità genitoriale affinché possano essere trasportate in auto dai genitori delle loro amiche ed eventualmente ospitate anche con pernottamento.
Il gruppo osserva il proprio regolamento interno stilato nel rispetto delle norme del vivere civile. Tale regolamento è portato a conoscenza del personale, delle minori, del servizio sociale e dei familiari fin dalla costituzione del rapporto di accoglienza.
L’équipe educativa, inoltre, struttura degli incontri di gruppo che hanno cadenza regolare. Il gruppo ha la funzione di supportare le ragazze durante i diversi compiti evolutivi che si trovano ad affrontare quotidianamente, rappresentando un’occasione per conoscere meglio sé stesse e gli altri. Tale spazio vuole favorire una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé e dei propri vissuti e promuovere le competenze socio-relazionali tra le partecipanti ponendo attenzione su aspetti quali la relazione, la comunicazione, le emozioni e i conflitti.  A ciò si alternano spazi non strutturati che vengono individuati dall’educatore in base all’occasione e non devono essere presenti necessariamente tutte le ragazze. Questi momenti di confronto possono avvenire:

  • se richiesti dalle ragazze
  • per discutere delle tematiche sorte a seguito della visione di un film, o dalla lettura di un libro o di un articolo di giornale o a seguito di episodi che si sono verificati nella routine quotidiana;
  • per approfondire e rileggere le dinamiche problematiche del gruppo.

Il confronto tra le minori ospiti è sempre guidato dall’educatore presente, che media, riflette e gestisce le dinamiche del gruppo stesso, favorendo l’introspezione e la partecipazione di tutte le ragazze presenti.
Le ragazze partecipano a delle attività interne, anche laboratoriali, proposte dall’équipe educativa sulla base degli obiettivi del PEI e alle caratteristiche delle stesse. Tali esperienze, vengono spesso programmate in collaborazione con le équipe educative delle altre comunità, residenziali e non, della Fondazione Bernardi e hanno come obiettivo principale la sperimentazione di relazioni con i pari, lo sviluppo di abilità introspettive e di acquisizione di consapevolezza rispetto alle proprie competenze.
Oltre alle attività che scandiscono la quotidianità all’interno della comunità, sono instaurati buoni rapporti con le varie agenzie del territorio per un buon inserimento nella rete sociale (scuola, parrocchia, servizi integrativi di sostegno e riabilitazione, attività sportive e ricreative, piscina, cinema, teatro) anche attraverso speciali convenzioni.
Il rapporto con i Servizi Sociali invianti è costantemente intrattenuto sia per quanto riguarda le restituzioni inerenti la quotidianità sia per quanto riguarda le verifiche in itinere dei progetti educativi individuali. La periodicità dei contatti telefonici e la fornitura di aggiornamenti scritti tra responsabile di comunità e servizio inviante dipendono anche dal periodo di accoglienza della minore, dalla necessità di comunicazioni urgenti o dalla stabilità degli eventi (comunque la verifica dei progetti educativi viene effettuata ogni 1-2 mesi).
Nella stesura del Progetto Educativo di ciascuna ospite, si seguono le indicazioni ricevute dal Servizio Sociale inviante per quanto riguarda il perseguimento del processo di autonomia individuale, le modalità e i tempi di incontro con la famiglia d’origine. In questo modo le ragazze mantengono i contatti (telefonici e di rientro effettivo a casa) con le figure genitoriali/parentali che sono parte integrante della loro storia e del loro percorso educativo, il tutto costantemente monitorato dagli operatori della Comunità.
La forte integrazione della comunità con le risorse istituzionali e non, sul territorio, fa sì che le ragazze ospitate nella comunità possano accedere anche autonomamente a tutte le attività offerte dal territorio con conseguente ulteriore acquisizione di consapevolezza delle proprie capacità.
Particolare attenzione viene posta nella gestione del denaro. Mensilmente viene messa a disposizione di ogni ospite una piccola somma di denaro che può essere utilizzata per acquisti personali; parimenti le ragazze possono contare su piccole somme date loro dai genitori/parenti, delle quali l’educatore deve essere messo al corrente. Ogni ospite detiene un registro ove annotare le spese nell’ottica di sviluppare capacità di autocontrollo e di organizzazione.
Per le ragazze più grandi, che grazie al lavoro estivo regolamentato (borse lavoro, assunzione diretta), hanno a disposizione maggiori entrate, viene aperto un conto corrente bancario o postale o un libretto di deposito. Queste forme di risparmio vengono gestite dalle ragazze stesse con la supervisione dell’équipe educativa.
I ritmi della quotidianità sono di massima i seguenti, pur con la giusta dose di flessibilità anche in base alle stagioni e agli impegni di ciascuno in modo che possano costituire beneficio per tutte le ragazze ospiti:  

ore 6.00sveglia 
ore 8,00scuola /lavoro 
ore 13,30pranzo
ore 14,00comunicazioni/programmazione quotidiana/ricreazione
ore 15,00-19,30studio o lavoro, attività culturali, ricreative e sportive
ore 19,30cena
ore 20.00programmazione comunitaria – verifica
ore 21,00-22,30attività libere
ore 22,30-23,00riposo

L’équipe educativa si occupa della gestione della quotidianità. Essa può essere coadiuvata in alcune attività da persone volontarie. Si tratta di persone di provata fiducia che hanno effettuato un percorso formativo e partecipano ad incontri periodici di confronto e verifica e che si mettono a disposizione per attività di sostegno nei compiti, per alcuni trasporti e/o per mansioni di carattere domestico (stiro e guardaroba). Ogni ospite è tenuta comunque a partecipare ad alcune attività domestiche finalizzate alla collaborazione reciproca e all’emancipazione personale. Gli adulti di riferimento educatori e volontari affiancano le ragazze nelle mansioni per monitorare ed eventualmente correggere l’attività svolta e per instaurare con le stesse un significativo rapporto educativo-relazionale.
Tra i compiti ai quali ciascuna deve comunque collaborare vi sono: apparecchiare e sparecchiare la tavola, lavare i piatti, caricare la lavastoviglie, pulire la cucina e la sala da pranzo, lavare, stendere e stirare la propria biancheria. E’ inoltre stabilito che ognuna abbia particolare cura delle stanze da bagno in modo che tutte possano usufruirne adeguatamente.
Ogni camera ospita due ragazze, un educatore referente supervisiona e aiuta la minore a sentirsi responsabile della pulizia e dell’ordine della propria camera da letto e dei propri effetti personali.
E’ consigliata la custodia da parte degli educatori di oggetti personali di particolare valore affettivo e materiale.
Ogni ragazza segue una dieta bilanciata in base alle esigenze individuali per favorire consapevolezza e relazione “sana” con il cibo. Argomento di particolare rilevanza visto il grave rischio di compromissione di questa sfera. Per perseguire la maggior autonomia possibile le giovani ospiti partecipano alla confezione dei pasti serali con l’insegnamento e la collaborazione degli educatori.
Non è permesso assumere alcolici e anche la somministrazione di caffè è regolamentata a seconda dell’età delle ospiti. All’interno della comunità è vietato fumare. Con le ragazze si discute della pericolosità del fumo (tabacco) e se ne scoraggia l’uso, pur tuttavia si media la gestione delle sigarette con coloro che ne fanno già un uso significativo.
Gli educatori prendono in carico le minori anche dal punto di vista sanitario con ricorso ai medici del territorio. Le ragazze a noi affidate vengono sottoposte ai controlli di routine da parte del medico di base, pediatra, dentista, oculista e dei medici specialisti qualora lo stato di salute lo richieda. Non viene trascurata l’educazione alla sessualità con incontri informativi e consultivi a cura di una specialista.  La somministrazione dei medicinali prescritti dal medico curante deve essere autorizzata dai genitori o da coloro che assumono la responsabilità genitoriale.  Gli operatori si impegnano a conservare i farmaci fuori dalla portata delle ospiti in appositi armadietti chiusi a chiave. Il Servizio Sociale e i genitori avranno cura di fornire ogni indicazione relativa alla salute della loro assistita/figlia, anche tramite certificati e relazioni redatte dai medici di provenienza. L’autorizzazione iniziale che viene rilasciata per la somministrazione dei farmaci riguarda anche i farmaci da banco e di prima medicazione. Con la stessa autorizzazione vengono segnalate intolleranze alimentari e allergie.
Operatori, tirocinanti/volontari sono tenuti ad accompagnare le ospiti durante le uscite, salvo che non sia stata concordata con il Servizio Sociale, con i familiari e l’ospite stessa, la possibilità di effettuare uscite in libertà (per imparare a gestire autonomamente tempi e spazi, frequentare amici, utilizzare i mezzi pubblici, frequentare la scuola e le altre situazioni ricreative e sportive). In questo caso verranno condivisi con la ragazza i motivi e i tempi dell’uscita e l’ora di rientro che deve essere puntualmente rispettata.
L’utilizzo del cellulare è consentito, ma soggetto a limitazioni e controlli. La ragazza lo può tenere con sé se non ci sono disposizioni contrarie e lo consegna agli operatori prima di andare a letto: lo riavrà il giorno successivo per un uso personalizzato (tempi e modalità verranno decise con gli educatori). Le comunicazioni telefoniche da parte dei parenti e delle persone autorizzate a mantenere contatti possono essere comunque effettuate sul telefono fisso della comunità. Il dispositivo fisso ed il cellulare di servizio sono a disposizione di ogni ragazza per le necessità che si presentassero. Comunque, la gestione del cellulare personale come pure quella degli altri dispositivi elettronici, pc, tablet, IPod, dotati di collegamento a internet è subordinata al rapporto fiduciario in essere con ciascuna. Gli accessi ad internet sono comunque soggetti a controllo tramite un dispositivo di parental control.
Il Servizio Sociale affidatario viene tempestivamente informato di ogni evento a carattere eccezionale che riguarda la minore assistita.
All’ingresso di ogni ospite è stipulata a suo beneficio una assicurazione infortuni e un’assicurazione che possa coprire   eventuali danni causati dall’ospite a terzi.
Forma parte integrante del progetto generale il protocollo dei comportamenti da assumere durante le emergenze che possono coinvolgere minori ed educatori.
L’équipe educativa è composta da 5 o più operatori, coordinati dal responsabile della comunità.
La responsabilità legale sul progetto educativo è del Presidente della Fondazione Bernardi Onlus.
Gli educatori agiscono in sinergia rispetto alle prospettive definite nel PEI e sono consapevoli della necessità di evitare modalità di intervento standardizzate, e della necessità di cercare strategie nuove e diversificate.
In comunità vengono garantiti spazi e tempi che la ragazza può gestire in autonomia. Ciò significa che l’educatore non è fisicamente sempre presente con la minore, come d’altronde non lo sono i genitori in famiglia.
Ogni educatore diviene il referente principale dei diversi ambiti (scuola, parrocchia, sport, inserimento lavorativo, ambito sanitario) all’insegna dell’integrazione e dell’apertura verso il territorio.
L’équipe educativa, soggetta a formazione continua, partecipa agli incontri di supervisione e alla periodica revisione del progetto educativo. Gli operatori sono tenuti al perseguimento della “mission” dell’Ente Gestore anche attraverso l’osservanza di un regolamento disciplinare interno.

COMUNITA’ DIURNA – Giobatta Grigolin

Progetto generale di accoglienza in forma diurna

L’ACCOGLIENZA IN FORMA DIURNA è un servizio nato con l’intenzione di mettere a disposizione di questo territorio una forma di tutela, nei confronti dei minori, che fosse il più vicino possibile a quella garantita da una famiglia. I minori del territorio che hanno necessità di un sostegno educativo importante avranno la possibilità in questo contesto di vivere un’esperienza significativa in un ambiente strutturato capace di offrire stimoli allo sviluppo personale ed affettivo- relazionale in forma coerente, rispettosa delle esigenze e delle capacità di ognuno. La famiglia del bambino/ragazzo, che viene sostenuta nel suo ruolo genitoriale, lavorerà a stretto contatto con gli operatori della struttura con i quali creerà i presupposti necessari a consentire la “continuità” nel percorso educativo di crescita.
I progetti educativi individualizzati avranno durata annuale e potranno essere prorogati a fronte di motivate necessità. L’impegno economico richiesto ai Servizi Sociali invianti, tarato sulle effettive necessità dei minori, potrà essere rivisto in base alle risultanze emergenti.
La comunità educativa diurna si propone dunque con le caratteristiche e i ritmi propri dell’ambiente familiare. La strutturazione della giornata offrirà ai nostri giovani ospiti un “contenitore” certo e prevedibile che darà   sicurezza, ma non mancherà in questo contesto la flessibilità necessaria a favorire la personalizzazione degli interventi educativi.
La comunità è inserita in un contesto abitativo edificato nel 2022, nella frazione di Campolongo a Conegliano (TV) al civico 15 di via Santa Caterina da Siena. Il centro diurno si sviluppa in un complesso di 167 mq, adiacente alla comunità educativa residenziale “Renato Sartor” ospitante bambini e ragazzi di ambo i sessi di età compresa tra i 6 e i 18 anni.
La Comunità Diurna può ospitare minori, maschi e femmine in numero massimo di 8 fino ai 18 anni di età, residenti nel territorio.
La comunità si articola a piano terra con le stanze che guardano sul giardino e sul verde tramite ampie porte vetrate e finestre. 
Le camere/studio ospitano scrivanie e librerie. 
La posizione logistica della comunità è tale da consentire anche spostamenti autonomi dei ragazzi verso le varie attività del quartiere o della città. 
I porticati che si sviluppano intorno alla comunità consentono di stare all’aria aperta, nei momenti di svago, anche in caso di cattivo tempo.  
La vicinanza della parrocchia con i suoi spazi e le attività ricreative, i campi sportivi con le associazioni che vi sono operano e il centro del quartiere a poca distanza collocano la comunità in posizione strategica. La Comunità è collegata al resto della città con i mezzi pubblici. 
 A disposizione della comunità, nello stesso contesto abitativo, ci sono ampi spazi verdi. 


La comunità educativa diurna osserva i seguenti orari di apertura: 


dal lunedì alla domenica, dalle ore 08.00 alle ore 18.00 tranne che nei seguenti periodi: 


sospensione dell’attività nella settimana di Ferragosto e in quella successiva; sospensione natalizia dal 24/12 al 6/1; sospensione pasquale dal venerdì santo al lunedì dell’angelo. 


Le presenze dei bambini/ragazzi nei periodi succitati, qualora previste dal loro progetto educativo, come pure le loro assenze, al di fuori degli stessi periodi, saranno oggetto di separati accordi contrattuali.
Durante l’anno scolastico l’accoglienza nella comunità diurna sarà organizzata   come segue:
tragitto scuola- comunità,
pranzo insieme;
rigoverno degli ambienti con gli educatori;
momento di svago individuale;
compiti;
merenda;
attività sportive e/o ricreative, strutturate e non;
rientro in famiglia.
Il gruppo osserverà un proprio regolamento interno, stilato nel rispetto delle norme del vivere civile, che formerà parte integrante del progetto educativo personale. Tale regolamento, proposto per garantire a ogni membro del gruppo l’esercizio di alcuni diritti individuali, sarà portato a conoscenza del minore, della famiglia e del Servizio Sociale fin dall’inizio del contratto educativo, la sua osservanza favorirà   un clima sereno e gradevole all’interno del quale anche le inevitabili conflittualità sfoceranno   in un confronto sul quale costruire corrette relazioni interpersonali. Con lo stesso regolamento verrà normato l’uso del cellulare, della TV, dei giochi elettronici e delle uscite in autonomia qualora l’età degli utenti lo consenta.
Durante le attività quotidiane i bambini e i ragazzi assumeranno gli stimoli e le informazioni che contribuiranno a strutturare una personalità il più possibile equilibrata che li qualificherà sia come individui   che come cittadini. In tutto questo grande importanza assumerà la qualità delle relazioni che i minori, quotidianamente, instaureranno con i pari e con gli adulti che popolano i loro mondi di vita.
Per raggiungere gli obiettivi individuati dal progetto educativo personale, stilato in collaborazione con la famiglia ed il servizio sociale inviante, è indispensabile instaurare un rapporto di reciproca fiducia   con i familiari del minore che dovranno sentirsi sostenuti e rafforzati nel loro ruolo genitoriale.
I momenti di confronto e di verifica con la famiglia sull’andamento del progetto educativo diventeranno parte fondamentale di un percorso che riguarderà così non solo il minore, ma anche i suoi familiari.
Il rapporto con i Servizi Sociali invianti sarà   costantemente intrattenuto sia per quanto riguarda le restituzioni inerenti la quotidianità sia per quanto riguarda le verifiche in itinere dei singoli progetti educativi.
All’atto dell’ingresso di ogni ospite verrà stipulata a suo beneficio un’assicurazione infortuni e un’assicurazione che possa coprire eventuali danni causati dall’ospite a terzi.
E’ stato inoltre predisposto un protocollo dei comportamenti da assumere durante le emergenze che possono coinvolgere minori ed educatori.
L’équipe educativa è composta da tre o più educatori professionali, individuati a seconda delle caratteristiche dei singoli bambini/ragazzi, coordinati dal responsabile della comunità. Il numero di ore che ogni educatore è in grado di dedicare a ciascun bambino/ragazzo garantisce un’elevata attenzione alle esigenze del singolo. L’èquipe educativa può essere coadiuvata in alcune attività (particolare sostegno nei compiti e trasporti) da persone volontarie di provata fiducia, che hanno effettuato un percorso formativo e partecipano ad incontri periodici di confronto e verifica.
L’équipe agisce in sinergia rispetto alle prospettive definite nel PEI. Gli educatori sono consapevoli della necessità di evitare modalità di intervento standardizzate e di cercare strategie nuove e diversificate anche attraverso l’aggiornamento professionale continuo.
Gli stessi, al fine di favorire il rapporto fiduciario con il minore, creeranno i presupposti perché siano attuabili momenti di confronto e di verifica di gruppo, strutturati periodicamente e/o per affrontare episodi particolarmente critici.
Saranno inoltre fondamentali i momenti di scambio e di confronto fra gli educatori per un costante aggiornamento sull’andamento delle varie attività.
L’équipe educativa, soggetta a formazione continua,  parteciperà  agli incontri  di supervisione con il referente del settore psicopedagogico e alla revisione dell’attività educativa.

COMUNITA’ EDUCATIVA RIABILITATIVA “CASA MARIO” (CER).

Caratteristiche e modalità di funzionamento

Mission della CER Casa Mario

La comunità educativa riabilitativa “Casa Mario” accoglie, accompagna e sostiene ragazzi dagli 11 ai 18 anni (prorogabili in alcuni casi fino a 21 anni) che presentano situazioni di disagio personale e/o familiare pregiudizievoli per una loro serena crescita psicofisica.
Il lavoro dell’équipe, costituita da professionisti qualificati, all’interno della Comunità è finalizzato alla presa in carico riabilitativa e terapeutica di preadolescenti e adolescenti in condizioni di disagio psico-sociale che presentano quadri psicopatologici, anche gravi, prevenendo il possibile aggravamento della sintomatologia e la strutturazione di una psicopatologia franca ed invalidante e la sua possibile cronicizzazione.
“Casa Mario” vuole offrire un contesto adeguato a rappresentare un riferimento sicuro nel processo di crescita  del ragazzo/a, garantendo una presenza stabile dal punto di vista affettivo-relazionale, realizzando un percorso riabilitativo che offra molteplici situazioni in cui sperimentare i principi di collaborazione, partecipazione e responsabilizzazione, in un luogo dove è possibile mediare fra le esigenze di crescita personale del minore e le aspettative del contesto sociale e del mondo degli adulti.
L’obiettivo è quello di assicurare ai giovani ospiti un aiuto mirato ad acquisire il maggior grado di autonomia possibile, migliorare la capacità di stare con gli altri,perseguire una migliore integrazione sociale e contrastare l’eventuale tendenza all’isolamento, il tutto per favorire un miglior inserimento nelle loro reti sociali naturali.

Per favorire il raggiungimento di questi obiettivi, l'attenzione degli operatori della Comunità è rivolta a garantire la qualità delle relazioni e a favorire la assunzione di un atteggiamento responsabile nei confronti di sé stesso e dell’altro.
L’ambiente affettivo e relazionale e le caratteristiche del dispositivo riabilitativo della Comunità possono costituire gli strumenti per effettuare una esperienza trasformativa e maturativa ed interiorizzarla e farla propria in modo che diventi utilizzabile nelle nuove opportunità di vita.

Destinatari

Fasce di età

La CER potrà ospitare sino ad un massimo di 10 minori fra gli 11 e i 18 anni, con la possibilità di estensione a 21 anni nei casi di prolungamento amministrativo, di entrambi i sessi.
L’accoglienza in comunità si intende temporanea e il progetto di permanenza, per essere efficace, deve prevedere come minimo una presenza di 6 mesi e un massimo di 2 anni. La progettualità e i bisogni terapeutici possono portare il Servizio a valutare l’esigenza di prolungare la durata del progetto di inserimento.

Criteri di inclusione per l’inserimento

Dal punto di vista diagnostico, rientrano nella casistica per la quale può essere appropriato l’inserimento nella CER minori che presentano i seguenti quadri clinici (l’elenco costituisce una indicazione non esaustiva dei quadri clinici la cui presenza può motivare l’inserimento nella CER, ndr):

  • disturbi d’ansia (fobie specifiche, fobia sociale, disturbo da panico, disturbo d’ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo)
  • disturbi dell’umore (disturbi depressivi, disturbi bipolari, disturbo da disregolazione dell’umore, tentativi di suicidio, comportamenti autolesivi)
  • disturbi correlati ad eventi traumatici e stressanti (disturbi dell’adattamento, disturbi da stress acuto e post-traumatico, disturbi dissociativi e di conversione)
  • disturbi del comportamento (disturbo della condotta, disturbo oppositivo provocatorio)
  • disturbi da deficit dell’attenzione e iperattività.

 La decisione relativa alla opportunità di inserire un minore nella CER è tuttavia il prodotto di un complesso processo che tiene conto, oltre che della presenza e delle caratteristiche del disturbo, del funzionamento psichico del minore, delle dinamiche e delle risorse della famiglia, di un accurato bilancio dei fattori protettivi e di rischio e inoltre della compatibilità del minore con gli altri membri del gruppo degli ospiti della CER.

Criteri di esclusione per l’inserimento

Non rientrano tra i disturbi per cui è appropriato l’inserimento nella CER le seguenti categorie di disturbi, per i quali sono previste risposte terapeutiche diverse.

  • I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)
  • Le Dipendenze da sostanze psicoattive
  • Le Disabilità neuropsichiche medio-gravi (ad es. disturbi dello spettro autistico - disabilità cognitive di grado medio-grave), sindromi o disturbi psichici gravi di natura organica
  • I quadri che presentano un elevato rischio suicidario. La situazione di gravità può essere definita anche attraverso la condivisione di strumenti di classificazione standardizzati.

Poiché tali disturbi possono presentarsi associati ai disturbi individuati come idonei all’inserimento, la valutazione dell’idoneità all’inserimento tiene conto del quadro clinico globale, della diagnosi individuata come principale e della presenza di disturbi in comorbidità.

  • Situazioni di esclusivo disagio sociale
  • Per quanto riguarda il livello di gravità, possono essere accolti nella CER adolescenti che non si trovano in situazione di gravità o di acuzie.

Caratteristiche generali del modello di funzionamento

Il modello terapeutico adottato riflette la concezione che la Comunità non è solo una residenza dove si svolgono varie attività terapeutiche ma, più propriamente, costituisce un metodo di cura che possiede proprie caratteristiche metodologiche.
Si tratta di una “terapia di comunità” (e non di una “terapia in comunità”) che si differenzia da altri approcci terapeutici (ambulatoriale, domiciliare,  ….) che la  rendono appropriata per la cura di alcune tipologie di pazienti attraverso la costruzione di un dispositivo terapeutico specifico.

Il modello teorico di riferimento

La CER Casa Mario adotta quale schema di riferimento teorico generale il modello psicodinamico, che viene utilizzato come strumento per la individuazione del setting e per l’analisi e lettura dei comportamenti individuali e delle dinamiche che riguardano le diverse relazioni che si instaurano all’interno della struttura tra i diversi soggetti (ragazzi, operatori, organizzazione) coinvolti nel processo riabilitativo.
Accanto a questo modello teorico generale, gli operatori della Comunità dispongono e adottano anche tecniche e tipologie di intervento che si basano su approcci differenti, al fine di rispondere ai diversi bisogni e esigenze dei minori. 

La vita quotidiana come fattore trasformativo

La terapia di comunità si attua all’interno di un modello organizzativo di tipo “familiare”: l’ambiente di vita della comunità ripropone i parametri, i tempi, gli spazi, le attività e le relazioni che contraddistinguono la vita familiare all’interno dei quali ciascun utente può trovare un suo spazio ed un suo ruolo.

La strutturazione di un setting di tipo familiare favorisce il ripetersi al suo interno di rapporti e stili relazionali già sperimentati nella famiglia d’origine che tuttavia vengono vissuti in una situazione nuova e diversa, potenzialmente trasformativa rispetto all’esperienza vissuta nella famiglia di origine.

La continuità delle relazioni con i pari e le figure adulte in una situazione relazionale caratterizzata dalla disponibilità all’ascolto e alla cura favorisce l’accettazione e l’interiorizzazione di regole e limiti e insieme stimola lo sviluppo di capacità di autoriflessione e di mentalizzazione che possono costituire strumenti per il cambiamento del modo in cui l’adolescente vive e rappresenta sé stesso e l’altro. L’esperienza comunitaria può assumere in tal modo il significato di una esperienza emotiva correttiva rispetto a quella vissuta nella famiglia d’origine.

Oltre che permettere all’adolescente di rivivere in modo nuovo le relazioni vissute nel corso dello sviluppo, ulteriore obiettivo dell’intervento della comunità è quello di sostenere l’adolescente nel processo di crescita adolescenziale affrontando ed elaborando le problematiche legate alla costruzione di una propria identità e alla separazione dalle figure adulte.

Il setting

L’attuazione di queste funzioni terapeutiche richiede la strutturazione di un setting che regoli tempi e spazi di svolgimento delle attività e la definizione di regole di comportamento e di relazione che tengano insieme le dimensioni dell’ascolto e dell’accoglienza con quelle del rispetto dei limiti e degli altri.

La complessità della psicopatologia adolescenziale rende inoltre indispensabile l’adozione di modalità integrate di trattamento (individuale, familiare e gruppale, psicoterapeutico e riabilitativo) e prevedere la collaborazione di più soggetti per la formulazione ed attuazione del progetto terapeutico, in particolare il servizio pubblico, gli educatori e gli altri operatori della Comunità.

Fasi dell’intervento

Ammissioni e inserimenti

Le ammissioni avvengono generalmente su richiesta del Servizio Sociale competente per territorio, e/o dell’autorità giudiziaria.
Le richieste di inserimento devono essere fatte pervenire alla Direzione della Fondazione. Viene chiesta al Servizio la compilazione di una scheda di raccolta informazioni e che vengano allegate le diagnosi recenti sul minore.
Le richieste vengono registrate dal Segretario Generale che le inoltra al Responsabile clinico ché le valuterà con il Neuropsichiatra e l’équipe qualora vi sia disponibilità di posti per l’accoglienza.

Il procedimento di valutazione delle ammissioni prevede ordinariamente le seguenti tappe:

  1. L’invio di una richiesta formale di valutazione delle possibilità di inserimento da parte dei Servizi coinvolti nella presa in carico del caso e di una relazione. Qualora vi sia possibilità di accoglienza si progetta la presentazione del “caso”. La Fondazione dà riscontro alla domanda entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta completa di documentazione;
  2. Un incontro preventivo di presentazione della situazione con i Servizi invianti in cui si possano approfondire alcuni aspetti del caso (storia personale, analisi della motivazione) e in cui i Servizi possano prendere visione della struttura, se non è già conosciuta;
  3. Un incontro con il minore e i suoi familiari o comunque coloro che funzionano da riferimento per il ragazzo/la ragazza, al fine di una reciproca conoscenza e valutazione;
  4. Una valutazione preliminare dell’idoneità all’inserimento, in riunione di équipe attraverso una lettura della documentazione prodotta dal servizio inviante;
  5. Nel momento in cui viene dato parere favorevole all’inserimento e all’inizio della fase di osservazione, è fondamentale contrattare e definire con il minore, la sua famiglia e i Servizi pubblici le modalità dei contatti che avranno luogo nel primo periodo di inserimento, come le telefonate, gli incontri protetti, i rientri a casa. L’accordo viene sottoscritto da tutte le parti coinvolte che ne ricevono una copia. Parallelamente, viene inviato al Servizio inviante il contratto amministrativo che regola i rapporti anche economici fra i vari partner coinvolti
  6. Il Servizio inviante, in concomitanza con l’accoglienza del minore, produce il Progetto Quadro;
  7. L’accoglienza come la dimissione è sempre programmata e confermata dall’UVMD o dai relativi documenti equipollenti nel caso di minore proveniente da altre regioni.

I principali criteri che si ritiene utile prendere in considerazione in funzione del possibile inserimento nella Comunità sono:

  • la congruenza del quadro clinico e ambientale con quanto previsto dalla normativa e con i criteri diagnostici di inclusione e di esclusione individuati;
  • il grado di consapevolezza dell’esistenza del problema da parte dell’utente e della sua famiglia;
  • la possibilità di creare nel tempo col futuro ospite una sufficiente alleanza terapeutica e la disponibilità ad impegnarsi in un lavoro condiviso partecipando alle attività della Comunità;
  • la collaborazione della famiglia e il suo consenso a partecipare alle iniziative della Comunità che la riguardano;
  • la possibilità di pensare e di co-costruire un progetto insieme ai Servizi invianti;
  • la compatibilità delle caratteristiche del disturbo del minore con quelle degli altri ospiti e con il funzionamento del gruppo. 

I tempi dell’accesso variano in base alla disponibilità di posti legata alle dimissioni degli ospiti in cura, programmate dall’equipe, e alla lista d’attesa esistente.

Fase di osservazione

Il momento dell’inserimento è preceduto da un incontro d’équipe dedicato ad individuare le modalità e le azioni di accoglienza del nuovo ospite; inoltre la notizia e la data dell’inserimento vengono comunicati al gruppo degli ospiti già residenti.
L’iter di ammissione prevede dopo l'inserimento in comunità un “periodo di osservazione”, al termine del quale lo stesso è confermato definitivamente.
Il periodo di osservazione ha una durata media di quattro settimane ed è dedicato ad un approfondimento delle modalità di funzionamento dell’ospite e alla costruzione di un’alleanza terapeutica, al fine di costruire un progetto terapeutico centrato sulla persona.
Questo periodo è dedicato dunque in primo luogo ad un’iniziale conoscenza della persona e ad una valutazione del funzionamento individuale e relazionale, attraverso l’osservazione clinica diretta e un eventuale assessment testistico.
Parallelamente, il periodo di osservazione prevede anche un monitoraggio delle modalità di collaborazione della famiglia e delle sue reazioni all’inserimento del minore in comunità attraverso incontri di confronto e verifica delle possibilità di alleanza e di elaborazione della separazione.
Nella fase iniziale, vengono affrontate le problematiche legate all’inserimento: la modalità di vivere la separazione dalla famiglia, l’adattamento alle regole della vita comunitaria, le modalità di espressione delle emozioni, le dinamiche di gruppo, la promozione di una motivazione al cambiamento e la creazione di un’alleanza terapeutica. Durante questo primo periodo, parallelamente all’approfondimento psicopatologico e al supporto psicologico, l’ospite è affiancato da un educatore professionale di riferimento, che, insieme al responsabile clinico, si occupa di seguire in modo specifico il percorso personale offrendo un accompagnamento nell’affrontare le attività quotidiane.
In questa fase iniziale, la comunità propone un ambiente di vita incentrato sulla gestione del proprio tempo e sulla cura del proprio spazio. all’interno dei quali ogni ospite possa apprendere o riappropriarsi di capacità e funzionalità. La persona viene stimolata a frequentare le attività occupazionali ed espressive e le attività terapeutiche di varia natura, al fine di sperimentarsi nella nuova situazione di vita con ciò che questo implica sia a livello comportamentale sia sul piano dei vissuti e delle emozioni.
Durante il periodo di osservazione, i dati che emergono sono raccolti e organizzati in una scheda di osservazione che descrive le modalità di funzionamento psichico, relazionale e sociale dell’adolescente. Il profilo iniziale può essere utilizzato per individuare gli obiettivi di cambiamento da inserire nel Progetto terapeutico e essere aggiornato nelle fasi di verifica per analizzare   i cambiamenti intervenuti.
Terminato questo periodo, in condivisione con il Servizio inviante, avviene la formulazione di un programma di trattamento con la stesura di un progetto e di un contratto terapeutico tra l’ospite, i familiari e la comunità.

Il Progetto terapeutico riabilitativo personalizzato (PTRP) - Ambiti e tipologia di attività

Per ciascun ospite è elaborato un progetto terapeutico riabilitativo personalizzato, centrato sui bisogni e attitudini individuali, i cui obiettivi e tempi saranno costantemente monitorati nei diversi momenti del percorso del paziente.

Il setting e le attività del quotidiano.

La comunità si caratterizza innanzi tutto per essere un luogo in cui i ragazzi trascorrono, per un periodo di tempo, la loro vita. L’attività, dunque, si struttura intorno ai momenti che scandiscono la vita quotidiana, conferendole un tempo e un ritmo, con regole che consentano la convivenza fra gli ospiti e con gli operatori.

In questo senso, la Comunità si configura come un unico grande setting terapeutico, che prevede una griglia articolata di attività e un insieme di regole che aiutano gli assistiti ad auto-disciplinarsi, a strutturare il tempo e a contenere le emozioni e i vissuti che caratterizzano la patologia psichica. Inoltre, consente l’osservazione da parte degli operatori delle dinamiche e degli avvenimenti che avvengono nella vita comunitaria.

LA GIORNATA TIPO

Programmazione giornaliera CER

La giornata tipo della “Comunità Mario” è scandita da orari fissi, determinati da attività programmate che possono subire delle modifiche in relazione alle singole attività e al periodo dell’anno.

Mattino:  è caratterizzato principalmente dalla frequenza scolastica o dagli stage formativi dei singoli ragazzi nel periodo scolastico. Altrimenti  si svolgono commissioni quali la spesa per la comunità (due volte la settimana), visite o esami medico-sanitari, attività fisica o altre attività programmate in base al periodo.

Pomeriggio:  alcune ore sono dedicate allo studio. Le restanti ore del pomeriggio sono dedicate ai laboratori, quali laboratorio di musica, l’orto, laboratorio di cucina e/o panificazione. I laboratori  possono essere diversi  nel corso dei mesi  e sono progettati e realizzati raccogliendo le esigenze del gruppo degli ospiti e possono subire modificazioni. Oltre ai laboratori ci sono anche le attività esterne che gli ospiti possono svolgere in base alle loro passioni ed attitudini.

Schema giornata tipo per gli ospiti

ORARIOATTIVITA’ PERIODO AUTUNNALE/INVERNALE ATTIVITA’ PERIODO ESTIVO 
6.30 – 7.30 Sveglia e colazione   
7.30 – 8.00 Accompagnamento a scuola Sveglia e colazione 
8.00 – 10.00 Scuola o stage lavorativo Pulizie, riordino e commissioni  
10.00 -11.30 Scuola o stage lavorativo Attività occupazionale di gruppo 
11.30 – 12.00 Pausa /relax  
12.00 - 13.00 Preparazione pranzo Preparazione pranzo 
13.00 – 14.00 Pranzo e riassetto cucina Pranzo e riassetto cucina 
14.00 – 15.00 Riposo / Psicoterapia individuale  Riposo / Psicoterapia individuale 
15.00 -16.00 Studio  Studio, in alternativa laboratorio 
16.00 – 16.30 MerendaMerenda
16.30 – 18.00  LaboratoriLaboratori 
18.00 – 19.00 Preparazione cena /assemblea/psicoterapia gruppo/ doccia Preparazione cena /assemblea/psicoterapia gruppo/ doccia 
19.00 – 20.30 Cena e riordino cucina/ Contatti telefonici Cena e riordino cucina/ contatti telefonici 
20.30 – 22.00 Relax  Relax 
22.00 -22.30 Preparazione e messa a letto Preparazione e messa a letto 

 La psicoterapia individuale viene svolta il mercoledì. Il gruppo di psicoterapia è programmato una volta alla settimana.  Una volta la settimana il gruppo degli ospiti si riunisce insieme agli educatori in assemblea per portare le loro esigenze, criticità ed eventuali proposte legate alla vita di comunità.

Sera: dopo la cena c’è un momento relax, dedicato ad attività quali la visione di un film.

Gli interventi riabilitativi

Le attività di tipo riabilitativo sono costituite, oltre che da tutte le attività finalizzate al coinvolgimento dell’ospite nella vita della comunità (cura degli spazi, partecipazione alla preparazione del pasto, ….),    attività laboratoriali ed espressive che permettono la manifestazione attiva di interessi e competenze, ma anche di difficoltà e sentimenti di inadeguatezza all’interno del gruppo dei pari; esse  costituiscono inoltre una modalità attraverso la quale  gli ospiti possono manifestare attivamente la propria adesione alla vita della comunità  e un’opportunità per esprimersi e confrontarsi con operatori e compagni. Per gli operatori invece tali attività rappresentano un modo per osservare, comprendere e rispondere alle problematiche portate dagli ospiti.

Gli interventi psicoterapeutici

Le attività riabilitative sono accompagnate e integrate da attività psicoterapiche, che rappresentano uno spazio elaborativo dei sentimenti e dei pensieri che l’adolescente prova ed esprime nelle attività espressive, laboratoriali ed occupazionali, ma anche nei momenti ricreativi e ludici, all’interno e all’esterno della Comunità e nelle attività di gestione della vita quotidiana.

Le attività psicoterapiche si articolano in

  • colloqui clinici individuali;
  • interventi rivolti al gruppo degli ospiti.

La terapia farmacologica

La terapia farmacologica rappresenta uno degli interventi possibili nel percorso terapeutico riabilitativo e assume un significato specifico per l’adolescente e la sua famiglia nella misura in cui si associa alla definizione della gravità del disturbo, alla sua accettazione, alla adesione alla proposta terapeutica e alla costruzione dell’alleanza di lavoro. La sua somministrazione assume dunque, oltre al significato sul piano della terapia medica, un significato simbolico che ne condiziona l’accettazione che deve essere tenuto presente nel momento della prescrizione e della somministrazione.
La terapia farmacologica è prescritta dal Servizio socio-sanitario inviante e viene somministrata dal personale infermieristico che fa parte del gruppo di lavoro della Comunità educativa riabilitativa. Il monitoraggio della terapia farmacologica è effettuato in maniera congiunta dal Servizio inviante che mantiene la presa in carico del minore e dagli operatori della Comunità attraverso l’osservazione del minore e la supervisione del neuropsichiatra Infantile.

Gli interventi con la famiglia

La famiglia rappresenta un interlocutore privilegiato da coinvolgere nel percorso riabilitativo e con il quale stabilire una alleanza di lavoro, sia nella fase di preparazione all’inserimento sia nella condivisione del progetto di intervento e nella sua attuazione. La ricerca di un rapporto di collaborazione con la famiglia viene perseguita, nei modi possibili, oltre che, naturalmente, nelle situazioni in cui la famiglia richiede o aderisce alla proposta di inserimento, anche nelle situazioni in cui l’inserimento segue a un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria anche in contrasto con la posizione della famiglia.

Con i familiari sono dunque previsti:

  • incontri finalizzati alla conoscenza reciproca nella fase preliminare all’inserimento;
  • incontri periodici finalizzati alla verifica del   percorso del minore e ad un confronto reciproco.

La CER sviluppa l’attuazione dei programmi terapeutici-riabilitativi in un’ottica di continua apertura al territorio, ponendo particolare attenzione a creare nuove occasioni di socializzazione ed interazione con le diverse realtà istituzionali e del privato sociale che vi operano. 

L'approccio riabilitativo di rete

In questa prospettiva, favorisce la collaborazione con i diversi soggetti ed enti (i servizi sanitari e sociali, la scuola, la parrocchia, il privato sociale, il volontariato, le associazioni ricreative e sportive del territorio, …) per la formulazione ed attuazione del progetto terapeutico.
In particolare, costante è il rapporto con le scuole frequentate dai ragazzi durante tutto il percorso in struttura o con le aziende ove svolgono tirocini, stage o si sperimentano in esperienze lavorative.

Monitoraggio, verifica del progetto e valutazione dell’esito clinico.

L’attuazione del progetto è monitorata settimanalmente all’interno dell’équipe della Comunità. Il progetto è sottoposto a verifica semestrale, all’interno della quale vengono valutate la coerenza o la discrepanza tra gli obiettivi e il percorso reale dell’adolescente, ridefinendo strumenti e attività, al fine di consentire il raggiungimento degli obiettivi generali.
Semestralmente si procede inoltre alla rivalutazione ed emissione dei PEI.

La dimissione

La dimissione del ragazzo dalla comunità avviene di norma in seguito alla conclusione del progetto terapeutico-riabilitativo condiviso in precedenza con gli invianti, la famiglia ed il minore a seguito di una valutazione condivisa del raggiungimento degli obiettivi.
Tuttavia, la comunità può proporre una dimissione anticipata qualora si verifichino:

  • Gravi e ripetute mancanze rispetto al regolamento della comunità da parte del minore e della famiglia, ad esempio nel caso di grave violenza verbale o fisica o fuga dalla struttura;
  • il dispositivo terapeutico non risulti più adeguato ai bisogni attuali del minore.

Le dimissioni costituiscono una fase specifica del progetto terapeutico e un momento di verifica dei risultati raggiunti nel percorso comunitario.
La dimissione non rappresenta dunque solo il momento in cui termina il percorso, ma costituisce un processo condiviso con i diversi attori del progetto terapeutico (paziente, famiglia, servizio inviante) al fine di organizzare interventi e passaggi graduali che tengano conto delle condizioni cliniche dell'ospite e verifichino il grado di stabilità dei risultati raggiunti e delle capacità di autonomia relazionale e sociale dell’adolescente.

A breve distanza dalla dimissione, l’équipe effettua una autovalutazione del percorso effettuato con l’ospite e, in seguito, dopo il primo anno e dopo 5 anni viene fatto uno studio di follow up attraverso un contatto con il servizio pubblico per verificare come procede il reinserimento del minore nel contesto sociale.
Dopo i primi 6 mesi e dopo un anno viene contattato il minore, o la persona, o la Comunità di riferimento per Lui e viene effettuata una verifica di congruità rispetto all’ultimo PEI redatto.

L’équipe di lavoro e l’organizzazione interna – la metodologia di lavoro

L’Equipe di lavoro e l’organizzazione interna

Con riferimento alla DGR 242 del 22-02-2012 nella CER Casa Mario, per poter realizzare gli obiettivi d’intervento previsti attraverso le attività sopra citate, nelle loro diverse articolazioni, è stato previsto un gruppo di lavoro composto da:

  • uno psicologo/psicoterapeuta in qualità Responsabile Clinico;
  • un medico neuropsichiatra infantile;
  • infermieri professionali;
  • educatori professionali;
  • operatori socio-sanitari;
  • un supervisore clinico (ruolo ricoperto dal neuropsichiatra infantile).

All’interno della struttura sono inoltre presenti: volontari e tirocinanti provenienti dalle facoltà universitarie o dalle scuole di specializzazione
L'équipe degli operatori, la sua cultura e le sue modalità di funzionamento rappresentano i principali fattori di efficacia terapeutica della Comunità. Ciò implica che una attenzione particolare sia data alle dinamiche del gruppo degli operatori e al setting predisposto per garantire un buon funzionamento dell’équipe.

Per l’équipe della CER sono dunque previste:

  • una riunione a cadenza settimanale finalizzata a:
    • Aggiornare il gruppo sull’andamento dei diversi dispositivi e interventi riabilitativi e  terapeutici;
    • valutare gli obiettivi dei progetti terapeutico riabilitativi individuali;
    • verificare i risultati ottenuti a livello individuale e nel funzionamento del gruppo;
    • individuare procedure di miglioramento.

La riunione d’équipe è anche sede per le comunicazioni programmatiche ed organizzative da parte dei responsabili.
Sono redatti verbali per ogni riunione.

  • Incontri di supervisione

L’equipe partecipa inoltre alla formazione continua programmata ogni anno, sia interna che esterna alla struttura.

Il collegamento tra la dimensione gestionale e la dimensione clinica e operativa.

L’attività delle diverse comunità è inserita all’interno del contenitore rappresentato dalla Fondazione e dai suoi organi direzionali e gestionali, che garantiscono e curano (attraverso linee di indirizzo, provvedimenti amministrativi, gestione economica) l’attuazione della mission della Fondazione.
La dimensione operativa e quella di direzione  costituiscono dunque due poli che, pur occupandosi di aspetti apparentemente molto diversi, sono strettamente collegati non solo per le ovvie ricadute che le decisioni relative al funzionamento organizzativo, amministrativo, economico hanno sulla vita delle comunità, ma anche per il fatto che la funzione di guida e di leadership espressa dalla Direzione influenza il clima emotivo complessivo e dunque le modalità di erogazione degli interventi da parte degli educatori e il modo in cui essi interpretano il proprio ruolo educativo.
Nella misura in cui nel lavoro educativo la relazione costituisce il principale strumento di lavoro, questi aspetti riguardanti il rapporto tra livello direzionale e quello operativo assumono dunque una rilevanza fondamentale perché l’operatore possa svolgere il proprio ruolo con la necessaria disponibilità emotiva e devono dunque essere oggetto di attenzione e di cura, al pari di quelli relativi alle relazioni con l’équipe e con gli ospiti.
A questo scopo, è previsto uno spazio in cui  il gruppo dei soggetti che all’interno della Fondazione svolgono le funzioni direzionali e di responsabilità delle strutture operative si riunisce periodicamente; il gruppo  vede presente il Presidente della Fondazione, il/i  membri del CdA che si occupa/no in modo particolare delle dinamiche educative,  il Segretario Generale, i responsabili delle strutture, e, al bisogno, educatori e altri soggetti che intervengono nei processi educativi e riabilitativi.

L’utilizzo di questo spazio ha l’obiettivo di:

costituire un momento istituzionale di confronto e condivisione tra soggetti che rivestono un ruolo prevalentemente gestionale e decisionale e soggetti che si occupano particolarmente di aspetti clinici, educativi e riabilitativi, al fine di costruire un linguaggio condiviso.;

  • discutere e curare la qualità della vita delle comunità, delle modalità di cura e delle eventuali criticità;
  • riflettere sul funzionamento delle strutture e promuovere dei cambiamenti;
  • promuovere eventi formativi e di interesse culturale per il territorio.

Attraverso questo strumento, la direzione della Fondazione cerca di sviluppare una modalità di gestione delle comunità che favorisca e permetta

  • la ricerca sistematica del confronto;
  • la circolazione delle informazioni fondamentali e la loro condivisione tra tutti gli operatori,
  • il sostegno agli operatori e la loro formazione in modo continuativo.

Reti esterne e volontariato

La comunità si avvale della preziosa collaborazione con il territorio, in particolar modo con scuole, associazioni sportive, culturali e di volontariato, con gli enti religiosi ed le altre forme aggregative operanti nel territorio.

Rette per l’ospitalità nella residenza

La retta di permanenza in Comunità viene stabilita dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione tipicamente nel mese di ottobre per l’anno successivo. La retta copre:

  • accoglienza, custodia ed alloggio;
  • vitto;
  • igiene e cura della persona;
  • acquisto del vestiario in accordo con il Servizio e la famiglia o il tutore. Gli acquisti di ordinaria gestione sono a carico della Fondazione, quelli straordinari del servizio;
  • lavanderia del vestiario personale;
  • cura e pulizia degli ambienti;
  • pagamento dei farmaci necessari per le cure ordinarie degli ospiti ed eventuali ticket sanitari,qualora non sia previsto l’esonero;
  • attivazione di tutti i presidi, servizi o figure sanitarie necessarie per tutelare la salute del minore,
  • nell'ambito dei servizi forniti dal Servizio Sanitario Nazionale. Per le prestazioni per le quali è necessario ricorrere al privato (es. ortodonzia) verrà di volta in volta valutato l’importo con il Servizio;
  • interventi che favoriscano la vita comunitaria, la socializzazione, l’organizzazione e la gestione del tempo libero ed integrazione con il territorio;
  • interventi necessari a garantire la frequenza scolastica: tasse, libri e spese scolastiche ordinari, qualora non provvedano i genitori;
  • organizzazione ed assistenza del tempo libero, compresi eventuali periodi di soggiorno estivo comunitario;
  • l’uso dei trasporti pubblici urbani;
  • accompagnamento da/a scuola, nonché in altri luoghi quando strettamente necessario. I trasporti scolastici che richiedono il rapporto individuale e che comportino tragitti superiori ai 10 km comportano la richiesta di integrazione della retta. Sono compresi nella retta trasferimenti straordinari (non facenti parte della quotidianità, fino a 70 chilometri andata e ritorno in numero di due all’anno).
  • gli incontri di verifica del progetto tra gli operatori interessati che comprendono trasferimento dei suddetti dalla sede lavorativa in numero di due all’anno e di un’ora effettiva ciascuno sono compresi nel costo della retta. In quest’ultima ipotesi la spesa per il tempo dedicato dal coordinatore e/o dall’educatore assegnato nel caso di trasferimenti superiori alle due ore (viaggio a/r + incontro effettivo) andrà di volta in volta valutata alla luce del tempo dedicato. Gli incontri periodici di verifica presso la Comunità sono compresi nella retta;
  • collaborazione con tutti i Servizi istituzionali, in particolare con il Servizio Protezione e Tutela Minori e con il Servizio Sociale Territoriale, per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Progetto Quadro attraverso momenti di verifica e programmazione concordati;
  • rispetto delle funzioni attribuite dalla normativa vigente agli esercenti la responsabilità genitoriale e supporto alla relazione tra minori e familiari come da progetto;
  • gestione in caso di fuga e comunicazioni al Servizio, alle forze dell'ordine, all'autorità giudiziaria, al tutore.
  • colloqui settimanali di psicoterapia e monitoraggio farmacologico con il neuropsichiatra;
  • colloqui al bisogno e/o settimanali con il responsabile struttura-psicoterapeuta;
  • la copertura assicurativa per sinistro, per danni a cose e persone terze.

Sono escluse le esperienze e le esigenze individuali nate da richieste specifiche del Servizio o della Famiglia (esperienze lontane dalle Comunità, impegni continuativi che richiedono lunghi spostamenti e interventi dispendiosi in termini orari degli educatori, …)

Sono esclusi dalla retta, in caso di ricovero ospedaliero, con obbligo di assistenza e per la quale siano coinvolti i nostri educatori, la quantificazione della spesa dovrà essere frutto di un confronto ed approfondimento con il servizio sociale in basa alla situazione contingente (supporto dei familiari).

Qualità

Autorizzazione al funzionamento ed accreditamento

La Fondazione Bernardi ha ottenuto l’autorizzazione all’esercizio come sopra riportato. È stata fatta richiesta di accreditamento istituzionale in data 6 settembre 2023.

Strumenti di valutazione del servizio

La possibilità per l’utente di esprimere valutazioni sul servizio erogato viene garantita mediante la definizione delle modalità con cui l’utente può esporre osservazioni e reclami e esporre il proprio grado di soddisfazione, ricevere risposte e informazioni, partecipando in tal modo al processo di miglioramento del servizio.
Gli utenti e i loro familiari possono inoltrare proposte e/o osservazioni o/e reclami direttamente al Responsabile del Servizio (o persona preposta) oppure possono redigerle sul modulo “Segnalazioni suggerimenti e reclami” e inserirle nella apposita cassetta.
Al fine di migliorare le attività del servizio vengono svolte periodicamente alcune attività per raccogliere informazioni sulla soddisfazione dell’utenza, coinvolgendo gli utenti e i loro familiari con modalità adeguate alle singole situazioni. La rilevazione ha carattere annuale e coinvolge anche i minori ospiti.
A sei mesi e a un anno dalla dimissione dell’ospite si procede al Follow up contattando il minore, i familiari o i servizi di riferimento.
Si prevede che a fronte della presentazione delle istanze di miglioramento o di richieste di verifica delle prestazioni offerte, di lamentele o reclami, il Coordinatore risponda entro il più breve tempo possibile e comunque non oltre i 10 giorni dalla presentazione.
Le segnalazioni e proposte di azioni di miglioramento possono essere anche indirizzate alla mail della Fondazione: info@fondazionebernardi.it.

Normative di sicurezza

La CER Casa Mario è fornita di dotazioni tecnologiche ed impiantistiche nel rispetto delle precisioni del D.P.R. 14/01/1997, successive modificazioni ed integrazioni, che assicurano la massima sicurezza degli ospiti e degli operatori.
È attivo al suo interno il servizio per le emergenze e trovano corretta applicazione i servizi previsti dal D. Lgs 81/2008, sicurezza negli ambienti di lavoro, con la presenza di professionisti del settore e del medico del lavoro.

Indirizzi e riferimenti – contatti

Fondazione Figli Maria Antonietta Bernardi Onlus.
Via Einaudi 162 – Conegliano (TV).
Tel. 0438455200 (Int.1)
Mail: info@fondazionebernardi.it

Comunità educativa riabilitativa “Casa Mario”
Via Einaudi 162 – Conegliano (TV).
Tel. 0438455200 (Int. ….)
Mail: casamario@fondazionebernardi.it 


 Aggiornamento approvato seduta CdA del 3 ottobre 2023